Dopo la conquista di Canaan da parte di Israele, uno dei maggiori pericoli per l’alleanza stipulata con Yahweh sul Monte Sinai fu la pratica diffusa dei culti della vegetazione e della fertilità da parte dei Cananei, che non erano stati del tutto eliminati dagli israeliti invasori (Gdc 2.20-23). Il contadino cananeo era stato abituato da secoli ad attribuire un fruttuoso raccolto ai poteri mitici dei suoi dei. L’attività sessuale degli dei maschili e femminili, baal e Anath (Baalath), era considerata da lui la fonte della fertilità della terra.
I testi scoperti a ugarit dal 1929 in poi forniscono ampie informazioni su questo culto (Antichi testi del Vicino Oriente relativi all’Antico Testamento 129–155). Baal, il dio della pioggia e della vegetazione, veniva ucciso ogni estate e portato negli inferi da Mot, il dio della morte (non piove in Palestina da fine aprile a fine ottobre). Anath andò alla ricerca di suo fratello (e consorte), e quando lo trovò, uccise Mot e riportò in vita Baal. A causa del ricongiungimento degli innamorati, le piogge tornarono, si mischiarono con la terra e risvegliarono i poteri della fertilità. L’uomo non era solo uno spettatore di questa mitica unione. Recitando ritualmente il dramma di Baal e Anath attraverso l’unione sessuale con una prostituta del tempio, come si credeva, l’uomo aiutò a riunire di nuovo la coppia divina in un’unione fertilizzante, assicurando così un raccolto abbondante.
Molti israeliti nel loro passaggio da un’esistenza nomade a un’esistenza sedentaria furono attratti da questo culto e si allontanarono dal patto del Dio del Sinai a Baal, il signore delle terre agricole che avevano conquistato. L’adozione sincretistica delle superstizioni cananee della fertilità è attestata dalle numerose statuette della dea madre scoperte nei siti archeologici israeliti, sebbene le statuette non siano state usate come idoli, ma semplicemente come amuleti che assicurano un parto riuscito. È attestato anche dalla costante polemica portata avanti dai Profeti contro il culto di Baal, astarte e Asherah (identificato in Israele con Anath).
La lotta contro i culti della fertilità è stata ovviamente la fonte della caratterizzazione dell’infedeltà al Dio di Israele come adulterio e fornicazione (Os 2.4-15). In Dt 23.18-19 la prostituzione cultuale è espressamente vietata, senza dubbio come reazione alla pratica dei riti di fertilità nel Tempio stesso durante i regni di Manasse e Amon (2 Re 23.7). La prova della continua popolarità dei riti di fertilità, anche dopo la caduta di Gerusalemme, si trova in Ger 44.15-30, dove viene condannato il culto di Ishtar, la regina del cielo (Astarte). L’argomento principale contro questi culti era che Yahweh è il Signore di tutti nella fecondità (Gn 27.28; Dt 7.13); Non fa parte del processo di fertilità, non ha una consorte femminile, ma ama Israele come un marito ama sua moglie (Os 2.16–3.5; 2.1–3).
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[h. mueller]