Antropomorfismo (nella Bibbia)

L’attribuzione a Dio di caratteristiche, emozioni e situazioni umane. La fede di Israele in Dio ha trovato espressione concreta nel linguaggio antropomorfico. Gli antropomorfismi si verificano in tutte le parti dell’OT. Dio è descritto come dotato di occhi (Am 9.3; Sir 11.12), orecchie (Dn 9.18), mani (Is 5.25) e piedi (Gn 3.8; Is 63.3). Modella l’uomo dalla polvere, pianta un giardino, si riposa (Gn 2.3, 7–8). Parla (Gn 1.3; Lv 4.1), ascolta (Es 16.12) e chiude la porta dell’arca di Noè (Gn 7.16); Fischia persino (Is 7.18). Altre espressioni attribuiscono a Dio le emozioni umane: ride (Sal 2.4), si rallegra (Sof 3.17), si arrabbia (1 Chr 13.10), disgustato (Lv 20.23), pentito (Ger 42.10) e vendicativo (Is 1.24). Molto spesso viene dichiarato un Dio geloso (Es 20.5; Dt 5.9).

Tale linguaggio riflette la convinzione semitica che i regni spirituale e fisico non si escludono a vicenda. Gli ebrei, poco inclini all’astrazione filosofica, furono aiutati dagli antropomorfismi a meglio comprendere la presenza viva di Dio in mezzo a loro.

Parlare in modo così familiare di Dio comportava qualche rischio, ma sembra che non sia sorta nessuna diffusa incomprensione sull’audace immaginario del linguaggio antropomorfico. Periodicamente, tuttavia (Os 11.9; Gb 10.4; Nm 23.19), venivano emessi avvertimenti affinché nessuno prendesse alla lettera le immagini grafiche. Yahweh era costantemente inteso come divino, santo, completamente diverso dalle creature e assolutamente unico. Nessuna immagine di Lui creata dall’uomo è mai stata permessa (Dt 4.12; 5.8), per timore che si pensasse di imprigionarlo o di metterlo sotto il controllo dell’uomo. A differenza degli dei pagani, Yahweh non aveva forma o forma visibile ed era chiaramente noto per essere allholy, trascendente, autosufficiente e spirituale.

Bibliografia: v. eichrodt, Teologia dell’Antico Testamento, tr. yes baker (Londra 1961). p. da imschoot, Teologia di Vecchio Testamento, 2 v. (Tournai 1954–56). e. Giacobbe, Teologia dell’Antico Testamento, tr. aw heathcote e pj allcock (New York 1958).

[rta murphy]