Muhammad Ahmad b. ˓Abdullah, noto come al-Mahdi, nacque nel 1844 nel nord del Sudan e morì il 22 giugno 1885 a Omdurman. Non ha seguito la professione di costruttore di barche della sua famiglia, intraprendendo invece una carriera religiosa e politica. Ha studiato il Corano e altre scienze religiose e si è unito alla confraternita mistica Sammaniyya. Oltre al suo fervore religioso e ascetico, era intriso di un forte senso di giustizia sociale e di una mentalità riformista che lo riempirono di un fermo impegno a sradicare il regime coloniale turco-egiziano e stabilire uno stato islamico (1820-1885).
L’oppressione e le ingiustizie del regime, la perdita della classe dei religiosi Shaykh (padroni) dello status privilegiato di cui avevano goduto fino a quel momento, e il malcontento dell’influente classe mercantile del nord, contribuirono tutti alla creazione di una situazione rivoluzionaria. Inoltre, c’era un’aspettativa escatologica tra molte persone dell’imminente arrivo di a mahdi (quello guidato).
La dichiarazione di Muhammad Ahmad del suo Mahdismo nel giugno 1881 scatenò una serie inarrestabile di battaglie contro il regime turco-egiziano che culminò con la caduta di Khartoum nel gennaio 1885. Poco dopo, al-Mahdi morì prima di realizzare il suo sogno di portare la sua rivoluzione mahdista oltre Sudan.
Muhammad Ahmad ha legittimato il suo Mahdismo rivendicando una sanzione profetica basata su una visione del Profeta in un colloquio (hadra). Percepiva la sua carriera come corrispondente a quella del Profeta e la sua missione universale. Affermava che il suo Mahdismo comportava l’abolizione di tutte le scuole giuridiche e gli ordini mistici. Il suo movimento non è riuscito a sradicare queste espressioni dell’Islam, ma ha invece portato alla nascita di una nuova fratellanza politico-religiosa: gli Ansar (i seguaci del Mahdi).