MATKAH, JUDAH BEN SALOMON HA-KOHEN (Ibn Matkah; prima metà del XIII secolo), autore di Midrash ha-Ḥokhmah, comunemente considerata la prima delle grandi enciclopedie ebraiche medievali di scienza e filosofia. Judah è nato a Toledo e apparteneva alla famiglia Ibn Shoshan. È elencato in vari libri con il nome di Ibn Matkah. Tuttavia, sembra che ci siano poche ragioni per mantenere questa denominazione, poiché nelle fonti appare solo una volta, in un manoscritto del XVI secolo del Midrash ha-Ḥokhmah, e lì non nel corpo del testo ma in un’annotazione in cima alla pagina.
Giuda era un discepolo di Meir ha-Levi * Abulafia. All’età di 18 anni si impegnò in una corrispondenza con uno degli studiosi alla corte dell’imperatore Federico II, a seguito della quale si trasferì infine in Italia. Non si sa quale incarico ricoprì a corte, né dove risiedesse, forse in Lombardia. Intorno al 1247 compose la versione ebraica della sua enciclopedia, che, secondo la sua stessa testimonianza, scrisse originariamente in arabo quando era ancora in Spagna. L’originale arabo non è stato conservato. Il Midrash ha-Ḥokhmah consiste in un’introduzione, due parti e tre trattati. La prima parte fornisce una rassegna della logica aristotelica, della filosofia naturale e della metafisica, basata principalmente sui commenti medi di Ibn Rushd su queste opere, ma occasionalmente anche su altre fonti. Il primo trattato, una spiegazione dei versetti della Genesi, dei Salmi e dei Proverbi, segue questa parte. La seconda parte è dedicata alla geometria (basata su Euclide Elementi), astronomia (basata su Tolomeo Almagesto e di al-Bitruji Principi di astronomia) e astrologia (basata su Tolomeo Quadripartilum). A questa parte due trattati sulle lettere dell’alfabeto ebraico e talmudico aggadot, rispettivamente, vengono aggiunti. Finora sono stati modificati solo il primo trattato (Goldberg 1981) e la sezione sull’astrologia (Spiro 1886). Ci sono due manoscritti completi dell’opera (Biblioteca Bodleiana, Mich. 551 e Vaticano ebr 338) e circa altre 40 parti del testo; per un elenco completo vedere l’Addendum di Manekin in Harvey 2000, 475–79). Non è stato ancora stabilito con certezza se Judah ha-Kohen abbia scritto altre opere (Langermann, in: Harvey 2000).
Il Midrash ha-Ḥokhmah presenta quindi una combinazione di conoscenza secolare e religiosa. Costituisce la prima rassegna ebraica sistematica della filosofia naturale aristotelica e della metafisica come interpretata da Averroè. Nel comporre la sua enciclopedia, Judah mirava a diffondere l’apprendimento scientifico secolare, mentre allo stesso tempo cercava di trasmettere quella vera conoscenza, o “saggezza divina”, non può essere raggiunta dalla metafisica aristotelica ma dalla tradizionale cultura religiosa ebraica. In tutto il suo lavoro mostra un atteggiamento critico nei confronti della filosofia aristotelica. La sua enciclopedia dovrebbe essere vista come un tentativo di delineare il valore della conoscenza secolare sullo sfondo della controversia maimonidea e del dibattito sull’ammissibilità dello studio della scienza secolare.
bibliografia:
J. Spiro, Otot ha-shamayim (1886); Neubauer, Cat, 470-1, 682, 691; Steinschneider, Traduzioni, 1 (traduzione inglese aggiornata di C. Manekin, in: S. Harvey (ed.), Le enciclopedie ebraiche medievali della scienza e della filosofia (2000), Addendum); C. Sirat in: Italia, 2 (1977), 39-61; idem in: G., Nahon e C. Touati (eds.), Omaggio a Georges Vajda (1980), 191-202; D. Goldstein, in: huca, 52 (1981), 203–52; C. Sirat, Storia della filosofia ebraica nel Medioevo (1985), 250-55; R. Fontaine, in: Rivista storica medica, 29 (1994), 333-61; M. Zonta, La filosofia antica nel Medieoevo (1996), 200-4; E. Gutwirth, in: The Modern Language Review (1998), 384–99; R. Fontaine, C. Manekin, T Levi, YT Langermann, AL Ivry, in: S. Harvey (a cura di), Le enciclopedie ebraiche medievali della scienza e della filosofia (2000) e idem, indice, sv Judah ben Solomon ha-Cohen; R. Fontaine, in: Scienze e filosofia arabe, 10 (2000), 101-37; C. Sirat, in: Italia, 13-15 (2001), 53-78; R. Fontaine, in: Morto (2001), 98-106; lo stesso in: Morto (2002), 156-63.
[Resianne Fontaine (2a ed.)]