Per uno storico generale il termine “ellenistico” descrive la letteratura del periodo dalla morte di Alessandro Magno (323 aC) fino al predominio di Roma nel Mediterraneo (30 aC circa). A volte lo stesso termine generale è usato anche per riferirsi a materiale ebraico; quindi, il Libro dell’Ecclesiaste, la prima letteratura rabbinica e i Rotoli del Mar Morto sono a volte indicati come “ellenistici”. Più precisamente, tuttavia, il termine letteratura ebraica ellenistica non descrive un periodo storico – né caratterizza nemmeno un movimento – ma si applica piuttosto a un corpo specifico di letteratura che è stato scritto in lingua greca; è stato trasmesso solo in lingua greca; oppure è stato conservato in una o più versioni secondarie derivate dal greco (sebbene un certo numero di queste opere siano state ora trovate nell’originale). I suoi due centri principali erano la Palestina e Alessandria (Egitto), sebbene altre località della Diaspora possano aver contribuito (vedi * Giasone di Cirene). I suoi limiti temporali si estendono fino al II secolo d.C., poiché le classi colte delle principali città del periodo romano continuarono a utilizzare il greco anziché il latino come lingua della cultura. Poiché il termine letteratura ebraica ellenistica si riferisce a una sottoclasse della letteratura di un periodo, è difficile discuterla storicamente o in termini di generi separatamente dal resto della letteratura dello stesso periodo. Tradizionalmente, il materiale di questa letteratura è stato suddiviso in Apocrypha, * Pseudepigrapha e singoli autori. Schuerer presenta il materiale come letteratura palestinese o diaspora. Solo di recente, nelle opere di Joshua Gutmann, c’è stato un tentativo di una presentazione storica sistematica.
Il libro fondamentale di questa letteratura è la traduzione greca della Bibbia, la * Settanta. Sebbene la storia della sua origine raccontata nella Lettera di * Aristeas sia probabilmente propaganda, in effetti una data iniziale per questa traduzione, almeno del Pentateuco, è molto probabile (il regno di * Tolomeo Filadelfo, 285–246 a.C.), testimoniando la rapida perdita di conoscenza della lingua ebraica da parte della comunità ebraica di Alessandria. Il resto della letteratura dipende molto da questo testo. Nella scrittura storica, ad esempio, la rivisitazione della storia biblica si trova nei frammenti di * Demetrius, * Eupolemus, * Artapanus, Aristeas, * Cleodemus e * Thallus, in Pseudo-Philo’s Antichità biblichee nella prima metà del antichi di * Giuseppe Flavio, tutti espressi nella lingua della traduzione greca con poco o nessun riferimento all’originale ebraico. In storie più contemporanee, come i e ii * Maccabei, * Philo’s Ambasciata a Gaioe Giuseppe Flavio Guerra ebraica, c’è un evidente debito verso i modelli di Tucidide e Polibio. Ad eccezione dei Maccabei (probabilmente), Pseudo-Philo e l’originale di Giuseppe Flavio Guerra ebraica, tutte queste storie sono state composte in greco. Le elaborazioni folcloristiche sul testo biblico trovate in questa letteratura sono più spesso traduzioni da un originale semitico. Alcuni sono inserimenti nel testo biblico, forse derivanti dalla copia originale, come la storia dei tre giovani in i * Esdras 3: 1–5: 6 o gli inserimenti in greco * Ester; altri sono aggiunte, come * Susanna o Bel and the Dragon, al libro biblico di Daniele; altri ancora, libri separati in se stessi, come * Jubilees, * Tobit, * Judith e l’Ascensione di * Isaiah, sono ulteriori esempi di storie raccontate in maniera biblica. Artapanus e ii e iii Maccabei si avvicinano alla maniera drammatica di una storia d’amore greca.
Libri come la saggezza di * Ben Sira (Ecclesiasticus) continuano la tradizione della letteratura sapienziale biblica. In esse si può scorgere poca o nessuna influenza diretta della filosofia greca; ma in libri come la Saggezza di * Salomone, specialmente nella seconda metà, e in IV Maccabei, la terminologia e le idee platoniche e stoiche sono presenti. * Aristobulo e Filone spiegano la legge mosaica come un’anticipazione della filosofia greca e impiegano la tecnica greca dell’allegoria per conciliare queste due tradizioni. La letteratura apocalittica, come si trova in * Enoch, l’Assunzione di * Mosè, iv Esdras, il siriano e il greco * Baruch, e i testamenti dei * Dodici Patriarchi, deve molto alla tradizione profetica, così come alla tradizione popolare greca, allo stoicismo e platonismo. Il Testamento di Abramo, ad esempio, ricorda la visione di Platone di Er alla fine del Repubblica. Nella poesia, almeno nella forma, si possono distinguere chiaramente gli elementi greci e semitici. La poesia semitica usa il parallelismo; La poesia greca usa metriche sillabiche. I Salmi di * Salomone e parti della Saggezza di Ben Sira rappresentano una continuazione della tradizione dei Salmi; gli scritti di * Filone il Vecchio e quelli di * Teodoto sono in esametri omerici; * Il poeta Ezechiele scrive in giambico. La preghiera di * Manasse, tuttavia, mostra come gli elementi greco ed ebraico non siano sempre chiaramente delineati, poiché questo libro, sebbene probabilmente scritto in greco, è più simile alla poesia biblica.
Infine, c’è la questione della misura in cui questa letteratura è stata indirizzata a un pubblico pagano. La maggior parte di questi libri sono troppo profondamente intrisi di tradizione ebraica per essere significativi tranne che per gli ebrei tradizionali o parzialmente ellenizzati. Alcuni libri, come quello di Giuseppe Flavio Contro Apionem, sembrano essere indirizzati specificamente a un pubblico non ebraico. A questa categoria appartengono anche gli Pseudepigrapha attribuiti ad autori pagani, come gli * Oracoli Sibillini, lo Pseudo-Ecateo o gli Pseudo-Focilidi.