Un nome dato nel XIII secolo ad alcuni seguaci del panteismo idealistico. Questa antica eredità aveva ricevuto uno slancio ringiovanente dalle opere del neoplatonico proclus e di john scotus erigena, e ha trovato aderenti praticamente in ogni paese cristiano per tutto il Medioevo. Il nome nel titolo di cui sopra è stato ampiamente utilizzato dai gruppi panteisti dell’Europa centrale tra il XII e il XV secolo. Anche in Italia il nome era noto, come risulta dall’indagine dell’inizio del XIV secolo condotta dall’ubertino di casale in Toscana, Spoleto e Ancona. Il legame talvolta indicato tra i “fratelli” e i seguaci di amalric di Beata e Ortlieb di Strasburgo (vedi ortli barii) è dubbio. Tuttavia, condividevano l’idea centrale dello “Spirito Libero”, cioè un intelletto licenzioso, incapace di qualsiasi torto e che porta la scintilla di una divinità onnipervadente. Alberto Magno, mentre prestava servizio come vescovo di Ratisbona, compilò un elenco dei principi principali del gruppo; tutte le creature sono identiche al Creatore; l’uomo è capace di diventare Dio; non c’è risurrezione dai morti; l’uomo trasformato in Dio è incapace di peccare. Furono osteggiati da J. tauler, henry suso, J. ruysbroeck, G. groote e Jean gerson. Le dottrine dei fratelli non furono mai estinte in alcune parti dei Paesi Bassi, della Germania e della Boemia, e potrebbero essere state l’origine degli insegnamenti degli anabattisti in Germania all’inizio del XVI secolo.
Bibliografia: r. alleato, I fratelli dello spirito libero (Parigi 1905). H. Grundmann, Movimenti religiosi nel Medioevo (Berlino 1935). f. vernet, Dizionario di teologia cattolica 6.1: 800–809. g. mollat, cattolicesimo 4: 1630. o. rühle, Religione nel passato e nel presente 1: 1433-34.
[b. chudoba]