Teodosio i, imperatore romano

Regnò dal 379 al 395, pose fine alla disputa ariana e stabilì il cattolicesimo come religione dell'impero. Chiamato dalla nativa Spagna dopo la sconfitta romana ad Adrianopoli nel 378, divenne il generale e poi imperiale collega dell'Imperatore Graziano. Attraverso le armi e la diplomazia, pose fine alla minaccia visigota nel 382. Come imperatore governò l'Oriente, intervenendo in Occidente nel 388 per impedire a Massimo di rimpiazzare Valentiniano II. Dopo la morte di Valentiniano nel 392, Teodosio regnò da solo, con i suoi figli Arcadio e Onorio come Augusti. Nel 394 sconfisse in Italia il pretendente pagano Eugenio.

Poco dopo il suo battesimo nel 380, Teodosio, del tutto antipatico all'arianesimo, ordinò a tutti i cristiani di professare la fede dei vescovi di Roma e Alessandria, cioè il credo niceno. Depose il vescovo ariano Demofilo di Costantinopoli e installò Gregorio di Nazianzo. Nel 381 proibì agli eretici di incontrarsi nelle città e ordinò che tutti gli edifici ecclesiastici fossero restituiti ai cattolici. Ha quindi cercato il sostegno ecclesiastico per la sua posizione, convocando nel 381 il Concilio di Costantinopoli, che alla fine ha abolito le rivendicazioni ariane. Gli atti del concilio furono ratificati da Teodosio, che pubblicò anche un decreto che istituiva la fede cristiana ortodossa. Successivamente, Teodosio convocò i capi di vari gruppi eretici a colloqui, sperando di convertirli. Quando i suoi sforzi fallirono, promulgò leggi nel 383 e 384 per rinnovare e rafforzare le misure contro gli eretici.

Teodosio allora mise fuori legge il paganesimo, procedendo con misure amministrative e editti. Nel 385 rinnovò il divieto di sacrifici cruenti; nel 391 proibì tutte le cerimonie pagane a Roma e estese il divieto all'Egitto; nel 392, nei termini più completi e precisi, mise fuori legge ogni forma di culto pagano, pubblico e privato, in tutto l'impero.

Sebbene Teodosio agisse secondo la teoria prevalente che lo Stato godeva di ampie prerogative nel regolare gli affari ecclesiastici, i suoi rapporti con Sant'Ambrogio di Milano mostrano una volontà di riconoscere i limiti. Nel 388 accettò l'umiliazione pubblica per mano di Ambrogio e revocò l'ordine ai cristiani di Callinicum di restaurare proprietà ebraiche che avevano ingiustamente distrutto. Due anni dopo, a quanto pare, Ambrogio scomunicò Teodosio a causa di un massacro a Salonicco. L'imperatore resistette alla pretesa del vescovo di interferire, ma alla fine accettò il motto di Ambrogio secondo cui anche in questioni politiche l'imperatore era soggetto ai giudizi morali della Chiesa.

Bibliografia: h. leclercq, Dizionario di archeologia e liturgia cristiana, ed. f. cabrol, h. leclercq e hi marrou (Parigi 1907–53) 15: 2265–71. e. stein, Storia del Basso Impero, tr. jr palanque, 2 contro 3 (Parigi 1949–59). nq king, L'imperatore Teodosio e l'istituzione del cristianesimo (Philadelphia 1960).

[rh schmandt]