Le ricerche di JT Milik (vedi bibliografia) su questi complicati e frammentari materiali aramaici devono ancora essere completamente pubblicate; e le loro implicazioni per il background ebraico del cristianesimo devono ancora essere elaborate in dettaglio. Una solida deduzione sembrerebbe essere che l’assenza dai testi di Qumran di qualsiasi traccia delle Parabole (o, Similitudini) di Enoch (1 Enoch 37-71) non è un semplice caso. Il ritratto altamente sviluppato di un messianico “figlio dell’uomo” in questa parte del libro composito deve quindi essere rivalutato per quanto riguarda la sua data e il suo rapporto con i Vangeli.
Da questi frammenti si può ottenere una comprensione delle speculazioni cosmiche e delle speranze apocalittiche nella Palestina ebraica prima che fossero scritti gli ultimi libri dell’Antico Testamento. Nell’ordine della loro composizione come visto da Milik (ad eccezione della sezione 3 di seguito), le varie parti della collezione Enoch sono le seguenti: 1. Un “Libro dei luminari celesti” corrispondente a 1 Enoch cap. 72–82. Di quattro manoscritti (4QEn astranno Domini ), il più antico risale a ± 200 aC, l’ultimo intorno alla nascita di Cristo. Questo materiale è stato presentato in modo indipendente in tempi antichi ed è stato notevolmente ridotto prima di essere incorporato nel libro successivo, che manca anche delle parti iniziali e finali. Iniziava con un lungo trattato di calendario, che riconciliava l’anno solare con l’anno liturgico di 364 giorni adottato nel Libro dei Giubilei e nel culto esseno. Questa e altre tradizioni vengono presentate come insegnate a Enoc durante la sua vita terrena dall’angelo Uriel. Fatta eccezione per il cap. 81 dell’opera successiva (ancora precedente al 100 a.C.), questa sezione fu composta nel periodo persiano, V-IV secolo a.C. La sua geografia mitica è di portata cosmica e mostra l’influenza babilonese. 2. La parte iniziale di 1 Enoch (cap. 1–36) è meglio descritto come il “Libro degli osservatori”, cioè degli angeli caduti ai quali è attribuita l’origine del male tra gli uomini. Include un nucleo più vecchio (cap. 6-19) che contiene “Visions of Enoch”. Cinque manoscritti di Qumran contenenti metà del testo dei 36 capitoli dimostrano che la sezione era già fissata nel suo contenuto all’inizio del II secolo a.C. Milik lo vede come un terzo secolo aC composizione, con le “Visioni” più vecchie still.3. Collegato al “Libro degli osservatori” prima del 100 aC era un “Libro dei Giganti” che trattava dei leggendari antidiluviani di Gn 6.1-4. Frammenti di questo e di testi correlati esistono in non meno di 15 manoscritti provenienti da quattro diverse grotte di Qumran. Acquisita da Mani nel terzo secolo d.C., divenne una parte accettata della letteratura manichea, nelle lingue che si estendevano dall’Asia centrale all’Africa e all’Europa occidentale. Era ancora noto nel contesto della raccolta Enoch agli scrittori cristiani di Alessandria nel V secolo d.C. La conclusione è a portata di mano che fu questo “Libro dei Giganti” con le sue sgradevoli associazioni manichee per cui le “Parabole di Enoch” furono sostituite intorno al VI secolo. Milik data le “Parabole” (preferisce “Discorsi”) sull’annuncio 270, e li vede scritti originariamente in greco nello stile degli oracoli sibillini; dipendono dai Vangeli canonici. Questa valutazione sarà senza dubbio controversa. 4. Il “Libro dei sogni” corrispondente a 1 Enoch 83–90 comprende due visioni oniriche narrate da Enoch, che ora si pensa vivesse con sua moglie in un paradiso lontano; viene riportato sulla terra da guide angeliche per istruire i suoi discendenti. Questa sezione, nota da quattro manoscritti di Qumran, è modellata fedelmente sul “Libro degli osservatori”, a cui è stata composta come un pendente nel 164 aC (secondo Milik). Il primo sogno ha a che fare con il diluvio; il secondo fornisce un quadro della storia del mondo in termini altamente allegorici. Dal periodo dell’Esilio, 70 successivi guardiani angelici governano Israele fino alla fine. Uno schema simile (70 generazioni da Enoc a Cristo) è alla base della genealogia in Lc 3.23–38.5. La “Lettera di Enoch” (1 Enoch 91-105), scritta in un milieu ellenistico come Gaza non più tardi del 100 aC, è nota da due copie di Qumran. Trasforma lo schema di 70 periodi in un ciclo di 10 “settimane di anni”; di questi, i primi sette, un ciclo giubilare, comprendono la storia del mondo. Le restanti tre settimane di anni sono l’ora della fine escatologica. Questa disposizione combina elementi 70 x 7 di un terzo secolo aC “Libro dei periodi” con un motivo 10 x 49 da un’apocalisse di giubilei trasmessa sotto il nome di Ezechiele. Entrambe queste fonti sono note da Qumran; solo il primo è stato pubblicato parzialmente.
Il rotolo appena citato (4QEnc) è quello che fornisce (insieme a 4QEn Giantsa, scritto dallo stesso scriba) la prova più chiara che le cinque sezioni sopra elencate erano trattate come un’opera composita in due volumi in epoca precristiana: sezione 1 a parte a causa della sua massa e le sezioni da 2 a 5 combinate in un secondo rotolo. Le prove tratte da Giorgio Sincello stabiliscono che questa era ancora la disposizione nota nei codici greci ai cristiani d’Egitto intorno al 400 d.C. Il raggruppamento delle parti nell’ordine 2, “Parabole” (invece di 3), 4, 1, 5, che ha prodotto il Enoch etiope, è successivo, l’origine dell’ultimo capitolo (108) è inspiegabile.
Vedi anche: comunità qumran.
Bibliografia: jt milik, “Problems of Henochical Literature in the Light of the Aramaic Fragments of Qumrân”, Harvard Theological Review 64 (1971) 333–378, con ulteriori riferimenti. jt milik e m. nero, I libri di Enoch, frammenti aramaici della grotta di Qumrân 4 (Oxford in stampa).
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