Keti’a bar shalom

Keti’a bar shalom (I secolo d.C.), consigliere o senatore romano che sacrificò la sua vita per salvare gli ebrei dell’Impero Romano dallo sterminio (o dalla persecuzione), probabilmente verso la fine del regno di * Domiziano (96 d.C. circa). Secondo la fonte principale (Av. Zar. 10b), un imperatore che odiava gli ebrei – presumibilmente Domiziano – consultò i suoi consiglieri sul fatto che una piaga al piede dovesse essere tagliata via, cioè se gli ebrei dovessero essere sterminati o essere lasciato solo a causare dolore. I consiglieri erano favorevoli a un trattamento “radicale”, ma Keti’a b. Shalom fece notare che gli ebrei, dispersi com’erano in tutto il mondo, non potevano comunque essere sterminati; che il mondo non potrebbe esistere senza Israele; e che l’impero sarebbe stato paralizzato senza gli ebrei. L’imperatore concordò con la fondatezza del ragionamento di Keti’a, ma nondimeno ordinò che fosse messo a morte. Consigliato da una matrona romana che esclamò: “Pietà per la nave che salpa senza pagare la tassa”, Keti’a si circoncise, in modo che entrasse in paradiso come ebreo. Poco prima della sua esecuzione, cedette tutti i suoi beni a R. Akiva (cfr. Ned. 50b) e ai suoi colleghi che erano a Roma in quel momento.

In una storia simile raccontata in Deuteronomio Rabbah 2:24, un senatore senza nome si suicida (dopo essersi circonciso) al fine di annullare un decreto del Senato per sterminare gli ebrei entro 30 giorni. Graetz identifica plausibilmente Keti’a con Flavius ​​* Clemens, nipote di Domiziano, giustiziato per “ateismo”, cioè per tendenze giudaizzanti. Keti’a b. Shalom è un nome fittizio che significa “attraverso la circoncisione ha ottenuto la salvezza” (così JZ Lauterbach, citato da Braude) o, più probabilmente, “il circonciso, possa riposare in pace”.

bibliografia:

Graetz, Gesch, 4 (19084), 109-11, 402 ss .; idem, in: mgwj, 1 (1852), 192–202; J. Kobak, in: Jeshurun, 8 (1871/72), ebr. pt. 161–70; BJ Bamberger, Proselitismo nel periodo talmudico (1939; ripr. 1968), 235–8, 279, 282s .; WG Braude, Proselitismo ebraico (1940), 75; Alon, Toledot3, 1 (1959), 74s.

[Moses Aberbach]