Abba bar kahana

Abba bar kahana (fine del terzo secolo), palestinese amora. È possibile che fosse il figlio di Kahana il babilonese, l'allievo di Rav immigrato in EreIs Israel. Citazioni di Abba halakhot nel nome di Ḥanina b. Ḥama e Ḥiyya b. Ashi (Shab. 121b; tj, Ber. 6: 6, 10d), ma i suoi talenti risiedevano in gran parte nel regno di Aggadah e, con il suo contemporaneo R. Levi, era considerato uno dei suoi maggiori esponenti (tj, Ma'as. 3: 10,5 la). Prime tradizioni aggadiche di leadership tannaim come * Eliezer b. Hyrcanus, * Simeon b. Yoḥai, * Judah b. Ilai e * Phinehas b. I Jair erano noti ad Abba. Tra le sue dichiarazioni sono "Tale è la via dei giusti: dicono poco e fanno molto" (Deut. R. 1:11) e "Nessun serpente morde mai in basso a meno che non sia incitato dall'alto ... né un governo perseguita un uomo a meno che non sia incitato dall'alto "(Eccles. R. 10:11). Questa affermazione riflette probabilmente le persecuzioni degli ebrei del suo tempo, a cui potrebbe esserci anche un riferimento nell'osservazione "La rimozione dell'anello da parte di Assuero [Est. 3:10] fu più efficace dei 48 profeti e delle sette profetesse che profetizzò a Israele ma non furono in grado di ricondurre Israele a vie migliori "(Meg. 14a). Le sue interpretazioni omiletiche trattano dell'esegesi biblica; identifica personalità bibliche anonime (eg, Dinah era la moglie di Giobbe: Gen. R. 19:12, ecc.) così come siti geografici la cui posizione non era chiara (Kid. 72a). Abbellisce la narrazione biblica con racconti e aggadot (Gen. R. 78:16; Eccles. R. 2: 5, ecc.). Le sue dichiarazioni riflettono le difficoltà e le persecuzioni contemporanee subite dagli ebrei (Lev. R. 15: 9). Abba esprime la sua aspettativa di redenzione nell'osservazione che "se vedete i banchi degli studenti in EreIsraele pieni di settari [babilonesi], aspettate con impazienza i passi del Messia" (Lam. R. 1:41); ibid., ed. Buber, 39a, tuttavia si legge "ogni giorno" (ebr. יום) invece di "babilonesi" (ebr. בבליים).

bibliografia:

Hyman, Toledo, pagg. 48–50; Bacher, Pal Amor; A. Marmorstein, in: Jeschurun, 13 (1926), 369 sgg.

[Yitzhak Dov Gilat]