Regnò dal 4 settembre 1024 al 4 giugno 1039; b. c. 990; d. Utrecht, Paesi Bassi. Era il figlio del conte Enrico di Carinzia e della contessa alsaziana Adelheid, fondatori della dinastia “Salian”, e fu educato da Bp. burchard di vermi. Corrado ha contratto un matrimonio canonicamente discutibile con Gisela di Svevia nel 1015-1016. Su istigazione dell’Abp. aribo di mainz, fu eletto re e successore di enrico ii a Kamba (vicino a Oppenheim) sul Reno. Incoronato l’8 settembre, è stato riconosciuto in Germania nonostante l’opposizione del genero, il duca Ernst di Svevia. Ricevette omaggio a Milano nel 1025. Nel 1026 designò suo figlio Enrico III come suo successore. Corrado fu incoronato imperatore a Roma da giovanni xix la domenica di Pasqua del 1027. Da allora il toro dell’imperatore recitava: Roma è la capitale del mondo che tiene le redini della rivoluzione. In Oriente, Corrado riuscì a riconquistare la Lusazia dalla Polonia nel 1031-1032. Stabilì un’unione personale della Borgogna con la Germania dopo la morte del re di Borgogna, Rodolfo III, sebbene non vi esercitasse la supremazia. Il suo regime si distingue per acquisizioni di proprietà imperiali, leggi e statuti uniformi, aumento del flusso di denaro e sicurezza pubblica, e ha gettato le basi per la sua posizione nelle successive leggende germaniche. L’unico fallimento vissuto da Corrado fu a Milano, dove difese i nobili (vavasors) e combatté senza successo il miserabile arcivescovo scomunicato Aribert (1037). Ricerche precedenti caratterizzavano Conrad come indifferente alla Chiesa, ma recentemente il contrasto tra lui ei suoi predecessori e successori è stato negato (Schieffer) o nettamente ridotto (Vogt). In realtà Conrad mantenne il controllo ecclesiastico di Enrico II senza, tuttavia, mostrare alcuna preoccupazione personale di Enrico. Ai sinodi si interessava solo di questioni politiche, trascurando gli statuti sulla disciplina della Chiesa. Delegò la riforma monastica a poppo di stavelot, che aveva sponsorizzato e al quale aveva dato sei abbazie imperiali. È quindi un errore accusare Corrado di irresponsabile amministrazione ecclesiastica o (secondo Wipo) anche di simonia, che fu definita più nettamente solo sotto Enrico III. Tuttavia gli mancavano le conoscenze necessarie e l’atteggiamento corretto verso la riforma nella Chiesa che distinguevano sia i suoi predecessori che i suoi successori.
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[g. rill]