Nome popolare per una congregazione di monaci, Compagnia Vallisumbrosae dell’Ordine di San Benedetto (CVUOSB), che prende il nome da Vallombrosa, una foresta solitaria a 16 miglia a sud-est di Firenze, in Italia, a 3300 piedi sul livello del mare. Lì, dal 1035 al 1050, San Giovanni Gualberto, un monaco benedettino, fondò una comunità con l’intento di far rivivere nella sua integrità il dominio benedettino e di sostenere apertamente il movimento di riforma contrario ai colpevoli di simonia e nicolaitanesimo (vedi celibato, storia di). Caratteristica del suo istituto era la sua enfasi sullo spirito di povertà, evidenziato dalla tunica e dal cappuccio di lana grigia grossolana, il suo rifiuto di fornire funzionari per chiese e cappelle, il suo ampio uso di convertito per le fatiche fuori dal monastero, la sua severità nel promuovere agli ordini sacri, e la seria formazione di chierici da inviare nelle varie diocesi. La prova del fuoco intrapresa con successo dal beato vallombrosano Pietro Igneo presso l’Abbazia di Settimo presso Firenze (febbraio 1068) vinse per il nuovo istituto la simpatia popolare e la protezione papale.
Le costituzioni vallombrosane, volute dal fondatore, e denominate Vincolo di Carità (vincolo d’amore ), costituì una congregazione di monasteri, ciascuno autonomo e retto dal proprio abate, che sarebbe stato eletto dalla sua comunità con il consenso dell’abate di Vallombrosa, detto abate maggiore. Quest’ultimo doveva essere eletto dagli abati degli altri monasteri. Ogni anno tutti gli abati dovevano incontrare il vero potere legislativo per gestire tutti gli affari della congregazione.
Le abbazie erano nove nel 1073, quando morì il fondatore, 57 nel 1155 e più di 80 nel 1300. Ognuna aveva da essa ospizi e chiese in Toscana, Lombardia, Emilia, Piemonte e Sardegna. Molte caratteristiche vallombrosane furono pienamente realizzate dai cistercensi. Nacquero monasteri di monache direttamente dipendenti da quelli dei monaci c. 1200
Nel 1540, dopo aver subito i mali della lode, i monaci vallombrosani adottarono le costituzioni e gli usi, compreso l’abito nero, della Congregazione di Santa Giustina, o Cassinese. Da allora in poi gli abati hanno servito tre anni, piuttosto che i termini di vita. Il superiore generale non era più l’abate di Vallombrosa, ma un abate titolare che rimase in carica quattro anni con quattro definitori. Tutte le case vallombrosane furono soppresse (1810) dalle leggi napoleoniche. Alcuni furono riaperti nel 1818. Il governo italiano fu responsabile di nuovi espropri nel 1866 e nel 1870.
In Italia le due principali abbazie vallombrosane si trovano a Montenero (Livorno) e a Vallombrosa (riconquistate nel 1961). Quest’ultima è anche la residenza ufficiale dell’abate generale. Importanti priorati vallobrosani includono S. Prassede a Roma, SS. Trinità a Firenze, S. Apollinare in Classe a Ravenna e SM Assunta a San Paolo, Brasile.
Tra i tanti santi e beati vallombrosani, i più noti sono il fondatore, San Bernardo di Uberti († 1133), Sant’Atto († 1154), Sant’Umiltà († 1322) e il Beato Pietro Igneus.
Bibliografia: f. tarani, L’ordine vallombrosano (Firenze 1921). m. heimbucher, Gli Ordini e le Congregazioni della Chiesa Cattolica, 2 v. (3d ed. Paderborn 1932–34) 2: 320–25. g. penco, Storia del monachesimo in Italia (Rome 1961) 230–37. b. quilici, Giovanni Gualberto e la sua riforma monastica (Firenze 1943). d. Meade, Lo sviluppo costituzionale della Congregazione monastica di Vallombrosa dal 1035 al 1484 (Rome 1960). n. vasaturo, “L’espansione della Congregazione vallombrosana fino alla metà del secolo XII,” Rivista di storia della Chiesa in Italia 16 (1962) 456–85. r. duvernay, “Cîteaux, Vallombreuse e Étienne Harding” Sweeper Cistercian Order of the Sacred 8 (1952) 379–495. t. sala, Dizionario storico biografico di scrittori, letterati ed artisti dell’Ordine di Vallombrosa, 2 v. (Firenze 1929-37).
[e. baccetti/eds.]