Gli eremiti e cenobiti d’Egitto, c. Da 250 a 500, che attraverso il loro modo di vivere e gli insegnamenti spirituali hanno sviluppato l’istituzione del monachesimo. Hanno reso famose tre aree desertiche egiziane: la tebaide, il deserto o valle nitrica (chiamata anche Scete) e il Medio Egitto, tra il Nilo e il Mar Rosso, dove Antonio d’Egitto dirigeva colonie di eremiti. Paolo di Tebe (c. 227-340) è il primo eremita di cui esiste un racconto che lo identifica chiaramente come un inauguratore nella tradizione del deserto (girolamo, Patrologia latina 23: 17–28). Antonio d’Egitto (c. 250-356) è generalmente considerato come il prototipo dei Padri del Deserto a causa della diffusa influenza della sua vita da parte di Sant’Atanasio di Alessandria. Pacomio della Tebaide, un giovane contemporaneo, è tra i primi padri come fondatore del cenobitismo (c. 320). Ammon è stato il fondatore degli insediamenti cenobitici a Nitria (c. 320); Macario, Paphnutius e Pambo erano alcuni dei loro padri più noti. Dalla fine del terzo secolo, un numero crescente di Padri, molti dei quali semplici contadini copti, attirò migliaia di persone al discepolato permanente nei loro ritiri nel deserto grazie alla forza della loro ricerca risoluta di Dio e alla freschezza e al vigore dei loro insegnamenti. Quando questi insegnamenti furono registrati in trattati ascetici, regole monastiche, sermoni e, soprattutto, in raccolte di detti spirituali o apoftegmati, crearono un tipo letterario distinto. Quando studiati con i rapporti di pellegrini provenienti da altre parti del mondo cristiano, compresi quelli di Rufino di Aquileia, Girolamo, Giovanni Cassiano e Palladio di Elena, questi scritti attestano che i primi eremiti e cenobiti dell’Egitto formano un gruppo distinto e importante i padri della chiesa e per la loro influenza sulla dottrina ascetica e mistica, e nell’istituzione del monachesimo.
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[mc mccarthy]