Ordine soprannaturale

Quella disposizione adeguata da parte di Dio di mezzi proporzionati in vista del raggiungimento del suo destino soprannaturale da parte dell’uomo. Il suo autore e architetto è il Padre che, per mezzo di Cristo nello Spirito Santo, rende gli uomini suoi figli adottivi (Gal 4.4–8; Ef 1.3–14) e coeredi con Cristo (Rm 8.17) al patrimonio della visione beatifica. Il suo beneficiario è l’uomo. Tutti i mezzi pubblici e visibili per raggiungere la meta sono detenuti dalla Chiesa, l’appartenenza a cui è il modo autentico di essere in Cristo e di godere anche dei mezzi privati ​​e nascosti di salvezza: la grazia, le virtù infuse ei sette doni ( vedi spirito santo, doni di). Poiché il Verbo si è incarnato, tutta la realtà ha una struttura incarnativa e la Chiesa è la continuazione di Cristo nella storia.

Il magistero allude spesso a una certa distinzione tra ordini naturali e soprannaturali (H. Denzinger, manuale dei simboli, ed. A. Schönmetzer 1934, 1936, 1938, 2439, 2441, 2623, 3236, 3238, 3891); anzi, la sua negazione metterebbe a repentaglio il concetto stesso di soprannaturale. Riconoscere una distinzione, tuttavia, non significa affermare una vera separazione. In effetti, l’uomo non è mai esistito in un ordine puramente naturale; mai il suo fine è stato se non soprannaturale, per ottenere il quale aveva a portata di mano mezzi sufficienti (1 Tm 2.3–7; Gv 1.9). Il super-naturale è incorporato nel naturale: la grazia ha bisogno dell’anima per alloggiarvi; fede, la mente; carità, la volontà. Tra naturale e soprannaturale, mentre c’è traffico incessante, non c’è fusione panteistica (manuale dei simboli, 3814): l’uomo deificato è ancora uomo, non Dio. Se la sua volontà perde maliziosamente la carità, tende al suo livello naturale. La fede e la speranza possono mantenere l’uomo nell’ordine soprannaturale, nel quale, inoltre, è ancorato dalla sua convocazione alla visione beatifica e da qualsiasi carattere sacramentale che possa possedere. L’ordine soprannaturale si scaglia così tanto sul naturale da (1) soppiantare il fine connaturale dell’uomo; (2) per influenzare anche il mondo infrapersonale, che, esistendo per amore dell’uomo, è misteriosamente coinvolto nel travaglio della storia umana (Rm 8.19-25) e riportato all’equilibrio sotto Cristo [ἀνακεφαλαιώσασθαι τά πάντα ἐν τ [simbolo omesso] χριτσ [simbolo omesso] (Ef 1.10)]; e (3) rendere precario per la ragione non illuminata dalla rivelazione accertare ciò che è puramente naturale nel concreto.

Vedi anche: desiderio di vedere dio, naturale; elevazione dell’uomo; grazia e natura; uomo, 3; potenza obbedienziale; natura pura, stato di; esistenziale soprannaturale; valori temporali, teologia di.

Bibliografia: a. michel, Dizionario di teologia cattolica, ed. un. vacant et al., (Parigi 1903-50) 14: 2849–59. K. Rahner, Scritti di teologia (Einsiedeln 1954-) 1: 323-345; 3: 35-60; v.1 tr. c. grave, Ricerche teologiche (Baltimora 1961) 297–317. jp kenny, Record cattolico australiano 33 (1956) 11-22.

[jp kenny]