La più ampia e importante raccolta canonica dei primi dieci secoli; raccoglie e classifica tutta la legislazione tradizionale in due parti: quella dei concili e quella delle decretali papali. Il numero di decretali, 103, è quasi invariabile in tutti i manoscritti e comprende decretali da Papes Damasus (366-384) a Gregory I (604). La parte conciliare, invece, ha incontrato tre revisioni: quella Isidoriana, al IV Concilio di Toledo (633), senza manoscritto esistente; l’Ervigian, al XII Concilio di Toledo (685), in sei manoscritti, tre spagnoli e tre gallicani in forma; la Vulgata, al XVII Concilio di Toledo (694), in otto manoscritti spagnoli e due stranieri. Il spagnolo recension, il più lungo, comprende in ordine geografico, 11 consigli greci, otto consigli africani, 17 consigli francesi e 30 consigli spagnoli, mettendo in rigoroso ordine cronologico tutti i consigli della stessa città, meritando così il nome di Collezione spagnola.
COMPILATORE.
Sebbene la recensione più antica (633–35) della collezione spagnola sia dell’era isidoriana, ci sono ragioni per datarla all’era Leandrine, prima del 600 (M. Díaz y Díaz). Una controversia sul fatto che Sant’Isidoro di se ville fosse l’autore di questa raccolta risale al XVI secolo. Sul lato affermativo sono P. Sejourné e J. Madoz; sul lato dubbioso, senza considerarlo un dato di fatto, è G. Le Bras. La tradizione manoscritta medievale non ha mai attribuito a Isidoro il genuino Spagnolo, ma gli attribuì le false decretali, basando la sua convinzione sulla prefazione di Isidoro Mercatore. L’autore è ancora sconosciuto, anche se sembra probabile che si trattasse di Sant’Isidoro di Siviglia.
ORIGINE E SVILUPPO.
Le revisioni Isidorian, Ervigian e Vulgata sono state scritte dalla gerarchia o sotto il controllo immediato della gerarchia, in modo che possa essere chiamata la raccolta ufficiale della Chiesa spagnola, rendendo le altre raccolte obsolete. I tre furono usati esclusivamente per quasi 500 anni, fino alla riforma gregoriana.
Il Collezione spagnola apparve all’inizio dell’VIII secolo in Gallia, dove si diffuse rapidamente, rappresentando la legge tradizionale, universale ed ecclesiastica contro la disgregazione particolaristica della letteratura penitenziale. Essendo trascritto da solo, come nel Codex Rachionis, copiato nel 787 per il vescovo di Strasburgo, o combinato con altre raccolte—Hispana-Adriana, dacheriana: servì per un secolo come supporto giuridico al tentativo di riforma carolingio. La sua autorità servì nel IX secolo a nascondere la più grande frode letteraria della storia del diritto canonico, le false decretali.
Usando il Hispana Chronologica come base, il cosiddetto excerpta è nato in Spagna intorno al 656. Questi excerpta inclusi i canoni della recensione isidoriana (Quarto Concilio di Toledo) e i canoni dal Quinto al Decimo Concilio di Toledo sistematicamente ordinati in dieci libri secondo l’argomento, ciascuno riassunto in una riga. Sono stati trascritti all’inizio dei manoscritti spagnoli del Spagnolo, sia nell’Ervigian che nella Vulgata.
Il Spagna sistematica è stato formato sostituendo il riassunto di ogni canone del excerpta per il testo completo. Sebbene conservato in tre manoscritti francesi, è considerato di origine spagnola, poiché era utilizzato dai mozarabici del sud della Spagna, fatto testimoniato dalla versione araba (Madrid, BN 4879, s. XI).
Bibliografia: p. RIMANERE, L’ultimo padre della Chiesa: Sant’Isidoro di Siviglia (Parigi 1929). P. ariÑo alafont, Collezione canonica ispanica (Avila 1941). c. garcÍa-goldÁraz, Il Codice Lucense della Collezione Canonica Ispanica, 2 v. (Madrid 1954). legno gonzÁlez, ed., Collezione spagnola di canonici della chiesa; 2 v. (Madrid 1808-21). mc dÍaz y dÍz, “Piccoli contributi allo studio degli ispanici”, Rev EspDC 17 (1962) 373–390. j. madoz, Sant’Isidoro di Siviglia (Madrid 1960). g. il braccio, “Da parte di Isidoro di Siviglia e degli spagnoli nella storia delle raccolte canoniche, in connessione con un libro recente”, Giornale di studi religiosi 10 (1930) 218-257.
[g. martÍnez dÍez]