Christifideles laici

Esortazione apostolica di Papa Giovanni Paolo II, “I laici del popolo fedele di Cristo”, pubblicata il 30 dicembre 1988, a seguito della settima assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi (1–30 ottobre 1987) il cui tema era la “Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo vent’anni dopo il Concilio Vaticano II “. Il testo comprende un’introduzione (nn. 1–7) e cinque capitoli: “La dignità dei fedeli laici nella Chiesa come mistero” (nn. 8-17), “La partecipazione dei fedeli laici alla vita della Chiesa come comunione “(nn. 18–31),” La corresponsabilità dei fedeli laici nella Chiesa come missione “(nn. 32–44),” Buoni amministratori della variegata grazia di Dio “(nn. 45–56) e” La formazione dei fedeli laici nello stato laicale “(nn. 57–64). L’esortazione si conclude con un appello all’intercessione della Vergine Maria.

Christifideles laici si basa sulle immagini scritturali della vigna (Mt 20: 1) e della vite e dei tralci (Gv 15: 5). Secondo Giovanni Paolo il significato del Sinodo del 1987 potrebbe benissimo consistere nel riconoscimento della chiamata del Signore ad entrare nella vigna, rivolta a tutti (n. 64). La vigna rappresenta il mondo intero che deve essere trasformato (n. 1). La frase biblica: “Io sono la vite, voi siete i tralci”, “si presta a una considerazione di fecondità e di vita … Portare frutto è un’esigenza essenziale della vita in Cristo e della vita nella chiesa” (n. 32). L’intento del papa è promuovere il dono e la responsabilità che i fedeli laici hanno nella comunione e missione della Chiesa (n. 2). È quindi essenziale vederli nel “contesto della Chiesa come comunione” (n. 18) in cui ogni laico “offre un contributo del tutto unico a nome di tutto il corpo” (n. 20).

Il fondamento della dignità e della missione dei fedeli laici è la “novità radicale della vita cristiana che viene dal battesimo” (n. 10). Accogliendo la chiamata del Sinodo a descrivere i fedeli laici in termini positivi (piuttosto che come coloro che semplicemente non sono sacerdoti e non sono religiosi consacrati), il papa insiste che solo riconoscendo la ricchezza del mistero del battesimo può essere una descrizione di base dei laici raggiunto (n. 9). La chiamata alla santità è universale e affonda le sue radici nel battesimo; infatti, “la vocazione alla santità” è un elemento essenziale della nuova vita battesimale (n. 17). È vocazione e missione dei fedeli laici – precisamente come membri della Chiesa – annunciare il Vangelo (n. 33) e assumere un ruolo attivo e responsabile nella “rievangelizzazione” del mondo (n. 64).

Il tema biblico della fecondità viene ribadito nella discussione del papa sulla formazione laicale, il cui obiettivo è la continua scoperta della vocazione di una persona insieme alla “disponibilità sempre maggiore a viverla” (n. 58). Il papa sottolinea la necessità di una formazione totale e permanente (n. 57).

Il tratto distintivo della laicità si trova nel suo “carattere laico” (n. 55). La vocazione dei fedeli laici “riguarda propriamente la loro situazione nel mondo” (n. 15). Devono essere evitate due tentazioni: (1) essere così fortemente interessati ai “servizi e compiti della chiesa” che i fedeli laici non si impegnano “attivamente nelle loro responsabilità” nel mondo; (2) “legittimare la separazione ingiustificata della fede dalla vita” (n. 2). La formazione dei laici dovrebbe essere integrata, non presentando la vita “spirituale” e la vita “secolare” come due linee parallele della loro esistenza (n. 59). Il papa aggiunge che la fede non è “tutta pensata, non vissuta fedelmente” se non incide sulla cultura di una persona (n. 59).

Discutendo il ruolo delle donne nella chiesa e nella società, il papa cita una raccomandazione sinodale secondo la quale la chiesa ha bisogno di “riconoscere tutti i doni degli uomini e delle donne per la sua vita e missione, e metterli in pratica” (n. 49). Le molte disposizioni del Codice di Diritto Canonico rivisto sulla partecipazione delle donne alla vita e alla missione della Chiesa devono essere più ampiamente conosciute e “realizzate con maggiore tempestività e determinazione” (n. 51). Il primo passo per promuovere la piena partecipazione delle donne alla chiesa e alla società è riconoscere apertamente la loro dignità personale (n. 49).

I pastori della chiesa devono “riconoscere e promuovere” i ministeri, gli uffici e i ruoli dei fedeli laici “fondati nel battesimo, nella confermazione e nel matrimonio”. Il papa nota che nel sinodo “è stato espresso un giudizio critico” sull’uso della parola “ministero” troppo indiscriminatamente in modo che il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale siano confusi o equiparati (n. 23). I ministeri, gli uffici e i ruoli dei fedeli laici nella Chiesa dovrebbero essere “esercitati in conformità alla loro specifica vocazione laicale” (ibid.). Una discussione sui carismi, i doni dello Spirito, segue la discussione sui ministeri, gli uffici e i ruoli (n. 24).

Alcune altre preoccupazioni discusse nell’esortazione includono gli anziani, le associazioni e i movimenti, la cultura, la famiglia, i ruoli degli uomini, le parrocchie, la vita pubblica e politica, le piccole comunità cristiane, la spiritualità, il lavoro e i giovani.

Bibliografia: Per il testo di Christifideles laici, vedere: Di Janet 81 (1989): 393–521 (latino); origini 18, no. 35 (9 febbraio 1989): 561–595 (inglese); Il Papa parla 34 (1989): 103–168 (inglese). Per commenti e riassunti di Christifideles laici, vedi: rw oliver, La vocazione dei laici all’evangelizzazione: un’indagine ecclesiologica nel Sinodo sui laici (1987) Christifideles Laici (1989) e Documents of the NCCB, 1987-96 (Roma 1997). p. coughlan, L’ora dei laici: il loro ruolo in espansione (Philadelphia 1989).

[d. Gibson]