Antonio I, Kassimatas, iconoclasta e patriarca, gennaio 821 a c. 21 gennaio 837. Come figlio di un prete calzolaio, divenne insegnante, poi monaco, probabilmente hegumen (abate) del monastero del Metropolitou a Petrion prima dell’815, e più tardi, apparentemente vescovo di Sylaion. Iconoclasta per ambizione, aiutò l’imperatore Leone V (813–820) contro il Patriarca Niceforas i, prese parte al Sinodo iconoclasta dell’815 sotto Teodoto Melisseno e divenne patriarca nell’821. Scomunicò Giobbe, patriarca di Antiochia, perché aveva incoronò l’usurpatore imperatore Tommaso, sostenuto dall’emiro arabo Mamun.
Anthony II, Kauleas, patriarca, dall’agosto 893 al 12 febbraio 901. A 12 anni seguì suo padre come monaco e più tardi come egumen nel Monastero della Madre di Dio, il cui titolo fu successivamente cambiato in Kalliou Kauleos (Patrología greca, ed. JP Migne, 117: 308d). Istigò la canonizzazione del monaco atonita San Biagio di Amorion (c. 894), e nel sinodo del settembre 899 accolse gli oppositori di Fozio in comunione con la Chiesa alla presenza di due legati papali. Ha anche rafforzato il potere del patriarcato bizantino sulla Chiesa in Dalmazia.
Antonio III, lo Studita, patriarca, marzo 974, a c. April 979; d. Studiu, Mt. Athos, 983. Monaco nel monastero Studiu, divenne Sincello del Patriarca Basilio I e dopo la deposizione di quest’ultimo da parte dell’Imperatore Giovanni I Tzimisces, Patriarca. Sostenne l’antipapa Bonifacio VII contro papa benedetto vii e fu costretto al ritiro (979), forse per essersi schierato con Bardas Sclerus nel suo conflitto con l’imperatore Basilio II. Ha lasciato un avvertimento ai suoi monaci sulla confessione e il conto di coscienza monastico, e combatté contro l’attività simonaica connessa con le tasse per hagia sophia.
Antonio IV, patriarca, dal 1389 al 1390 e dal 1391 al 1397; d. Costantinopoli, maggio 1397. Nominato patriarca nel gennaio 1389, fu deposto nel luglio 1390, ma riuscì a riconquistare il favore imperiale e tornò al potere nel marzo 1391. Ha svolto un ruolo primario nel sostenere la sovranità bizantina, nonostante il fatto che Costantinopoli avesse diventare un vassallo dei turchi sotto Bajezid. Ha contestato l’affermazione di Basilio I, Granduca di Russia, “Abbiamo una Chiesa ma nessun imperatore”, con l’affermazione che l’ammonimento dell’apostolo Pietro, “Temi Dio, onora l’imperatore” (1 Pt 2.13) si riferiva specificamente all’ecumenico sovrano di Bisanzio. Tentò di regolare il conflitto tra le varie chiese di rito bizantino; ha tenuto il Patriarcato di Alessandria in obbedienza a Costantinopoli nonostante gli sforzi di divisione del Sultano d’Egitto; e non solo scrisse al re Jagellon di Polonia (gennaio 1397), al monarca ungherese e al metropolita di Kiev, chiedendo la loro assistenza contro i turchi, ma incoraggiò il Manuale II a fare un viaggio in Occidente nel 1399 per questo scopo. Stabilì anche regole per la condotta dei monaci, in particolare per quanto riguarda il loro noviziato e il loro abbigliamento.
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[p. joannou]