Rito premostratense

Gli usi liturgici propri dell’Ordine dei Premostratensi. Non sono propriamente un rito.

Storia. La riforma liturgica era parte integrante della riforma della vita religiosa in tutte le comunità medievali da Cluny ai mendicanti. Così, le particolari forme di espressione per la vita consacrata dall’XI al XIII secolo – l’eremetico (certosini), il monastico (cistercensi), il canonico (premonstra tensiani) e i mendicanti (soprattutto domenicani e carmelitani) – liturgico legislativo e imposto riformare rigorosamente come gli altri aspetti della loro vita ritualizzata. L’uniformità liturgica era considerata necessaria per il successo della riforma in questi ordini. Contrariamente all’opinione prevalente sostenuta per tutto il ventesimo secolo, l’uniformità liturgica tra i premonstratensi non era applicata così rigorosamente come lo era tra i cistercensi. La prima crescita dei Premonstratensi fu tanto dovuta ai capitoli canonici e collegiali già esistenti che accettavano per vivere praemonstratensis com’era a nuove fondamenta. Queste comunità esistenti erano già unite da usi propri della liturgia canonica non monastica. Non ci si poteva aspettare che abbandonassero le loro biblioteche liturgiche immediatamente dopo aver accettato lo stile di vita premostratense.

Nel corso della seconda metà del XII secolo, la lunga e sempre più centralizzante amministrazione di Ugo di Fossa, successore del fondatore San Norberto e primo abate di Premontre, l’influenza del governo e della liturgia cistercense sui Premostratensi e l’incoraggiamento papale verso l’uniformità contribuì a una maggiore, ma mai completa, uniformità liturgica in tutto l’ordine.

La più antica Professore a tempo pieno o la descrizione di base della liturgia dell’ordine risale all’ultimo quarto del XII secolo. Nel Medioevo fu un forte fattore per mantenere la continuità e la solidarietà in tutto l’ordine e servì come fonte principale per la formazione spirituale dei suoi membri.

I libri liturgici dell’ordine furono rivisti nel XV e XVI secolo. Sulla scia della riforma tridentina della liturgia, tutti gli ordini con una tradizione liturgica inferiore a duecento anni furono obbligati a seguire il rito romano rivisto. Nel 15 e nel 16, durante l’amministrazione dell’abate generale Jean Despruets, il processionale, contabile; e sanctamissa dell’ordine furono ristampati sulla base di autentici manoscritti medievali. Nello stesso periodo, però, divenne sempre più la tendenza ad imitare il nuovo rito romano. Il capitolo generale del 1618 ha votato per mantenere la liturgia dell’ordine, ma ha adattato più elementi romani (estivo di 1621, sanctamissa del 1622 e libro ordinario del 1628). Questa liturgia ibrida fu ulteriormente adattata nel 1739 e rimase in vigore fino alla fine del XIX secolo.

In risposta al rinnovamento liturgico avviato da Solesmes e Pio X, l’ordine ha deciso di rivedere e reintegrare elementi della sua liturgia medievale. Una commissione di canto fu istituita nel 1904 e nuovi libri liturgici pubblicati: un graduale nel 1910, un calendario rivisto nel 1924, un estivo in 1930, a processionale nel 1932 e un antiphonarium nel 1934. Durante tutto questo periodo, i capitoli generali hanno discusso il valore di una reintegrazione integrale dell’uso medievale contro uno adattato alla vita del XX secolo, specialmente nelle numerose parrocchie servite dai premonstratensi. La reintegrazione più adatta segna il libro ordinario pubblicato in 1949.

Il Capitolo generale del 1976 ha deciso di mantenere il diritto a un uso appropriato, ma in conformità con i principi di rinnovamento liturgico stabiliti dal Concilio Vaticano II. Un calendario rivisto è stato approvato nel 1977 e a Tesoro liturgia Praemonstratensian per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore è apparsa nel 1988. In pratica, quasi tutte le comunità seguono la liturgia romana secondo il calendario dell’ordine.

Descrizione. La tradizione liturgica dell’Ordine pone un forte accento sulla celebrazione del mistero pasquale. Negli usi precedenti al Vaticano II, si celebrava solennemente l’espulsione dei penitenti e la loro riconciliazione il Giovedì Santo. L’ottava pasquale è stata celebrata con la massima solennità. Ogni giorno dell’ottava si celebravano i Vespri pasquali post-battesimali. L’Ordine aveva un’ottava “O antifona”, Oh Vergine. La sequenza del Natale medievale, con gioia, è stato mantenuto. I riti del Ordine romano (c. 950) sono stati mantenuti nelle celebrazioni della Candelora, del Mercoledì delle Ceneri, della Settimana Santa e dei Giorni della Rogazione. Alcuni elementi dei riti per la morte e la sepoltura risalgono al periodo carolingio. Il rito della Messa più antico era un adattamento canonico della versione carolingia del Primo ordine romano (Di Andrieu Ordine romano di 5 ) e fu un importante testimone della tradizione romano-germanica della liturgia occidentale. L’ordine ha mantenuto un dialetto di canto appropriato che è stato in gran parte recuperato attraverso il lavoro della commissione di canto istituita nel 1904.

Il cambiamento più importante nella liturgia dell’ordine dal Vaticano II ha avuto a che fare con il suo spirito. Il segno distintivo della preghiera liturgica premonstratense si è spostato da quello di Ottimo abbigliamento alla preghiera ecclesiale in medio populi. Per tutto il XX secolo molte abbazie premonstratensi nell’Europa occidentale, in particolare Berna nei Paesi Bassi e Tongerloo e Averbode in Belgio, furono centri di rinnovamento liturgico.

Bibliografia: ad ciferni, La discussione post-Vaticano II sul cosiddetto rito premostratense: una questione liturgica Pluriformità, Ph.D. dissertation (Notre Dame 1978). p. lefevre, La liturgia di Premontre (Louvain 1957). aa re, Liturgie degli Ordini Religiosi (Milwaukee 1955). b. luykx, “Essay on the Sources of the Ordo Missae Premontre”, Sweeper Praemonstratensia 23 (1947) 35–89. lc van dyck e herman janssens, Glossario relativo all’Ordine di Premontre (Averbode 2000) 35.

[ad ciferni]