Un inno pasquale composto da undici strofe di 4 versi di dimetro giambico alquanto sciolto, insolitamente ricco di rime finali e allitterazioni interne, che è straordinariamente esemplificato nella prima strofa. Il tema è quello della gioia per la risurrezione trionfante del Signore, i cui incidenti successivi scacciano la paura tra i suoi discepoli. Vivido ed estremamente visivo nello sviluppo nonostante un vocabolario semplice, questo inno potrebbe essere un antenato stilistico dei ritmi tardo carolingi e dei tropi pasquali. È stato ammirato da Abelardo. Un tempo attribuito a Sant’Ambrogio, oggi si pensa che sia di origine gallicana (Wilmart); fu composta tra il VI e l’inizio dell’VIII secolo (Bulst, Szövérffy). Oltre alle opere autentiche di Sant’Ambrogio, questo e Christe, che si lussa e muore sono gli unici brani comuni alle due tradizioni inni più diffuse prima delle riforme liturgiche carolingie (Blume, Raby, Walpole).
L’inno era tradizionalmente cantato al Mattutino o alle Lodi tutti i giorni dalla domenica bassa all’Ascensione, sebbene il Breviario mozarabico del 1502 lo assegni a Prime in Paschaltide. Fu diviso e drasticamente modificato dai compilatori del Breviario Romano del 1632. Righe da 1 a 16, appena riconoscibili come Cielo all’alba, furono lasciate alle Lodi tra la Domenica Bassa e l’Ascensione (e nel rito domenicano, al Mattutino durante il Paschaltide); linee dalla 17 alla 32 (Gli Apostoli ) furono assegnati ai Vespri e al Mattutino degli Apostoli ed Evangelisti durante la Pasqua; e linee da 32 a 44 (Gioia pasquale; originariamente Luminosa gioia di Pasqua ), alle Lodi di tale Ufficio. Papa pio v era responsabile della divisione alla riga 32 e dell’associazione con il Comune degli Apostoli. Le traduzioni in inglese più note di entrambe le versioni di questo inno, intere e divise, sono quelle di E. Caswall (1849) e JM Neale (1852 e successive).
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[j. di q. adams]