Cielo e divinità del cielo

In tutte le epoche e in tutte le religioni il cielo era considerato un simbolo e una manifestazione del divino (cfr. La distinzione tra cielo e cielo). Conoscenza della mitologia, Visione del mondo, l’ordine sociale e l’ambiente è di fondamentale importanza per comprendere la funzione del cielo e degli dei del cielo. Si distinguono tre tipi di funzione, che spesso si sovrappongono.

Il paradiso è concepito come il simbolo e il nome dell’Essere Supremo. Questo è il caso dei cinesi (Dieci ), Mongoli (“per il potere dell’eterno cielo”, “il cielo mi ha comandato”), i Sumeri (An), e in particolare, tra gli abitanti delle steppe afro-asiatiche e dei popoli pastori. Le lingue indoeuropee impiegano i termini Devah, Dyaus, il giorno, il caso di Zeus, Dio, Giove; e Giove per designare il creatore e il signore di tutte le cose. Accanto all’adorazione attiva del Dio Supremo del Cielo c’è la tendenza a renderlo a i disoccupati (come in Africa) e concentrarsi sul culto attivo di altri fenomeni religiosi che sembrano essere più vicini e svolgere un ruolo più centrale nella vita quotidiana.

Il paradiso è visto come il regno (spesso organizzato in livelli) o la dimora dell’Essere Supremo e di altri poteri sovraterrestri o dei morti. Il paradiso è il luogo dell’azione sacra. La sua gradazione e la composizione dei suoi abitanti sono spesso basate sulla fusione sincretistica delle singole divinità di popoli conquistati o stranieri: in Egitto, Hathor, Maut, Nut, Nith, e Iside; tra gli Aztechi, Tezcatlipoca, Tlaloc, Quetzalcoatl, Huitzilopochtli. Tra i pigmei, il loro dio Epilipili vive nel cielo perché gli uomini erano indegni di lui. Gli Irochesi

raccontano che la figlia del loro capo celeste cadde a terra attraverso un buco nel cielo e divenne la madre dei loro eroi della cultura. Gli sciamani visitano i regni celesti.

Il paradiso è pensato anche come un principio cosmico del mondo. L’unione del cielo (principalmente maschile) e della terra (sempre femminile) determina, ad esempio, l’ordine mondiale taoista (Ying-Yang ). In Polinesia, attraverso questa unione (Rangi-Pépé ) il mondo è nato. Entrambi sono principi di fertilità (come risulta dalle immagini rupestri degli Yoruba nell’Africa occidentale). Il cielo visibile è un rappresentante del divino. Di conseguenza, i fenomeni naturali ad esso collegati sono spesso i simboli o le ipostasi della divinità. Tra gli indiani Haida, il termine Sins significa cielo, aria, tempesta e tempo. L’identificazione del paradiso con la pioggia (Giove pluvio ) o con il tuono (tra i Semang sulla penisola di Malacca, la combinazione Ta Ped’n-Karei ) è molto comune.

L’assunto che l’Essere Supremo è la personificazione del cielo o del cielo materiale (il punto di vista di R. Pettazzoni) è in contrasto con la valutazione scientifica delle prove. I fenomeni sopra citati si spiegano al meglio supponendo la presenza di un’idea originaria, fondata sulla natura dell’uomo, ma variamente modificata e ipostatizzata nei singoli casi.

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[nel. durpÉ]