Shalom, shin (pseudonimo di Shalom Joseph Shapira ; 1904–1990), poeta e scrittore ebreo. Nato a Parczew, in Polonia, Shalom era un discendente di illustri rabbini ḥasidici. Ha ricevuto un’istruzione religiosa e laica presso la “corte” del nonno, che si è trasferita a Vienna dopo la prima guerra mondiale. Qui iniziò a scrivere poesie, prima in tedesco e poi solo in ebraico. Suo nonno, R. Ḥayyim Meir Jehiel Shapira, ha trascorso molti anni a preparare la famiglia per l’immigrazione in Palestina; nel 1922 circa 30 membri della famiglia emigrarono a Gerusalemme, dove Shalom frequentò un seminario per insegnanti. Nel 1926 si unì alla sua famiglia con quei rabbini che fondarono Kefar Ḥasidim nella valle di Jezreel e insegnarono l’ebraico in questo insediamento. Nel 1928 si trasferì a Rosh Pinnah in Galilea. Shalom ha descritto questo periodo nel suo libro Yoman ba-Galil. Dal 1930 al 1931 Shalom ha studiato filosofia all’Università di Erlangen (Germania). Tornò nel 1932 per insegnare a Gerusalemme; in seguito si trasferì a Reḥovot e infine si stabilì ad Haifa (1954). Nel 1968 Shalom fu eletto presidente della Hebrew Writers ‘Association of Israel. Le sue opere hanno vinto vari premi letterari e le sue opere raccolte sono state pubblicate in otto volumi (1966-68). La tensione lirica e drammatica nella poesia di Shalom si crea tra l ‘”io” dell’universo (che a volte chiama “Lui”) e l’ “io” personale. Vede la vita dell’uomo e del mondo come un’ascesa costante, accompagnata da cadute, una scala di Giacobbe che tocca il suolo con il suo piolo più alto nel cielo; un’ascesa dall’io personale all’io infinito, dalla vita del momento alla vita eterna. Questo viaggio dall ‘”io” all’ “io” trova la sua più forte espressione nei due principali libri di poesia di Shalom, Panim el Panim (“Face to Face”, 1941) e Sefer Ḥai Ro’i (1963). Nella prima è un viaggio magico all’interno dell’anima interiore; in quest’ultima il viaggio si concretizza attraverso personaggi viventi e rappresentazioni plastiche di luoghi e situazioni. I due romanzi di Shalom – Yoman be-Galil (“Galilee Diary”, 1932) e Ha-Ner Lo Kavah (“The Candle Was Not Extinguished”, 1942) – sono utili per decifrare la sua poesia. Il primo è un racconto in prima persona sull’amore di un insegnante ebreo per una ragazza araba. Ha-Ner Lo Kavah si concentra sulla vita di un poeta la cui lotta privata per garantire che “la candela non si spenga” corrisponde alla lotta della nazione per l’indipendenza e la forza. I drammi in versi di Shalom descrivono anche la lotta e il confronto tra i due “io”, tra il tempo e l’eternità. Il dramma, Shabbat ha-Olam (“The World’s Sabbath”, 1945) è basato sulla tragica antinomia tra i tanna, Elisha b. Avuyah, che abbandonò la pratica religiosa e il suo discepolo, R. Meir, che rimase fermo nella sua fede. La profanazione del sabato da parte di Eliseo costituisce, in un certo senso, un appello rivoluzionario per l’abbandono del giogo della legge e, d’altra parte, l’osservanza del sabato da parte di R. Meir e sua moglie, Beruryah, mira a preservare tradizione. Solo nella grotta del mistico Simeone b. Yoḥai è il segreto dell’affinità tra il “sabato del paese” e il “sabato del mondo” rivelato. “The Cave of Josephus” era basato sulla vita di Josephus. In connessione con la sua filosofia poetica, Shalom ha anche dato una forte espressione alla rinascita di Israele.
La stretta amicizia tra Shalom e Max * Brod ha stimolato sforzi letterari comuni, come il dramma storico Sha’ul Melekh Yisrael (“Saul, re d’Israele”, 1944); Brod ha anche scritto il libretto per la prima opera ebraica (musica di Marc * Lavry) basata sull’opera di Shalom E ha-Shomer (1945) – una storia ispirata alla fondazione del kibbutz * Ḥanitah – e compose diverse opere musicali sulle poesie di Shalom, di cui la più importante è Requiem Ivri (“Hebrew Requiem”) per voce solista e orchestra. Anche altri compositori israeliani, tra cui Paul Ben-Ḥaim, Zeira e Nardi, hanno musicato le poesie di Shalom. Un elenco delle sue opere tradotte in inglese appare in Goell, Bibliography, index, sv Shin Shalom.
[Gideon Katznelson]
Nel 1971 Shin Shalom ha pubblicato il volume di poesie Maḥteret ha-Shir, il nono volume della sua raccolta di opere, e nel 1972 Kokhav ha-tekumah, un’epopea della rinascita di Israele, in cui esprime la sua fede nel significato del mondo e nella missione di un uomo, un’affermazione che si contrappone alla raffigurazione della violenza e dell’assurdo che caratterizza gran parte della poesia contemporanea .
Nel 1973 è stato insignito dell’Israel Prize e contemporaneamente è apparso un volume speciale che comprende 48 recensioni delle sue poesie durante il suo mezzo secolo di attività.
bibliografia:
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