Un precursore del movimento sociale cattolico in Francia; b. Saint-Auban (Var), 8 agosto 1784; d. Parigi, 8 giugno 1850. Dopo aver partecipato all’amministrazione prefettizia dell’Impero e della Restaurazione, divenne consigliere di Stato nel 1828, ma nel 1830 si rifiutò di prestare giuramento al governo di Luigi Filippo. Fu deputato nel 1830 e nel 1831 e dal 1840 al 1848 ricoprì un seggio tra i legittimisti. Nel 1832, quando la duchessa di Berri intendeva sbarcare in Provenza, accettò da lei l’incarico di commissario reale nel Var, ma tornò presto a Parigi per dedicarsi principalmente agli studi di economia politica. Nel 1848 fu nominato membro dell’Académie des Sciences Morales. È rimasto colpito dall’importanza del sociale
domanda quando ha visitato Lille, dove i 32,000 poveri costituivano quasi la metà della popolazione della città. L’idea di combattere il pauperismo era da allora in poi nella sua mente. Come deputato fu uno dei massimi autori della legge del 1841 sulla limitazione del lavoro minorile; questa legge, per la prima volta in Francia, incarna il principio della tutela giuridica dei lavoratori. Fu determinante nel garantire la modifica della legge fiscale del 1847 per dispensare il matrimonio dei poveri e la legittimazione dei loro figli dalle tasse di bollo e dalle tasse di registrazione. Come economista si distingueva dalla scuola classica rappresentata da Adam Smith e Jean Baptiste Say, che considerava materialisti. Riteneva che l’economia politica dovesse preoccuparsi meno della produzione della ricchezza che della sua distribuzione e diffusione generale del benessere, e riteneva che lo Stato dovesse intervenire per proteggere i deboli dal “nuovo feudalesimo dei mecenati”. Nel suo Libro dei dolori (Parigi 1841) raffigurò un vescovo che si lamentava con uguale amarezza di proprietari industriali che pensavano solo ad aumentare i loro guadagni e di legislatori che si occupavano unicamente di emanare divieti penali contro le organizzazioni sindacali. Si attenne al concetto di “salario vitale e familiare” sufficiente a sostenere sia l’operaio che la sua famiglia, e riteneva che un datore di lavoro dovesse ricevere un profitto solo dopo il pagamento di questo salario. Tra gli altri scritti in cui sono esposte le sue idee ci sono il Economia politica cristiana, ovvero ricerca sulla natura e le cause del pauperismo in Francia e in Europa, e sui mezzi per alleviarlo e prevenirlo (Parigi 1834); Storia dell’economia politica o studi storici e filosofici e religiosi sull’economia politica dei popoli antichi e moderni (Parigi 1841).
Bibliografia: mi squillo, Villeneuve-Bargemont: Protagonista sociale cattolico (Milwaukee 1935). un. thÉry, Un precursore del cattolicesimo sociale: il visconte di Villeneuve-Bargemont (Piccolo 1911).
[cj nuesse]