PAP, KÁROLY (1897-1945), autore ungherese. Nato a Sopron, dove suo padre Miksa * Pollák era il rabbino della comunità Neolog, Pap era un ufficiale dell’esercito austro-ungarico durante la prima guerra mondiale ed era decorato per il coraggio. Dopo la smobilitazione, si unì alla Rivoluzione d’Ottobre di Béla * Kun e divenne comandante dell’Armata Rossa ungherese. Al crollo della rivoluzione fu arrestato, ridotto ai ranghi e condannato a 18 mesi di reclusione. Dopo il suo rilascio lasciò il paese fino al 1925. Poi, stabilendosi a Budapest, iniziò a scrivere poesie e racconti. Ben presto divenne noto come scrittore di racconti, ma desiderando rimanere indipendente, si rifiutò di accettare qualsiasi impiego.
Il primo romanzo di Pap, Mi hai liberato dalla morte (“Tu mi hai liberato dalla morte”, 1932), che trattava di un popolare Messia ebreo al tempo di Gesù, fu accolto con entusiasmo da scrittori liberali e radicali, in particolare il grande autore ungherese, Zsigmond Móricz, che gli diede molto incoraggiamento. Il carattere di Gesù e il periodo in cui visse ricorrono costantemente negli scritti di Pap, non per attrazione verso il cristianesimo ma perché, a suo avviso, questo periodo “classico” del giudaismo conservava tracce della Divinità, e allo stesso tempo presentava contrasti sociali e ha dato agli ebrei il sapore della sofferenza. Il suo grande romanzo autobiografico, Azarel (1937), che ritraeva la casa paterna con gli occhi di un bambino, suscitò grande indignazione tra alcuni lettori ebrei per la crudele franchezza delle sue descrizioni. Nel suo sensazionale saggio, Ferite e peccati ebraici (“Jewish Wounds and Sins”, 1935), Pap fece un’analisi completa e sincera del suo ambiente sociale ebraico e non ebraico. Ha tracciato la storia degli ebrei, in particolare degli ebrei ungheresi, al fine di smascherare le bugie convenzionali, specialmente quelle riguardanti l’emancipazione. Ha trovato una sola soluzione al problema ebraico: l’accettazione del destino di una minoranza nazionale. Lui stesso era fanaticamente attaccato a tutti gli aspetti della vita ebraica ed era intransigente nella sua lealtà.
Durante la seconda guerra mondiale il Teatro ebraico di Budapest ha eseguito due spettacoli biblici di Pap: Bathsheba (1940) e Mosé (1944). Nel maggio 1944 fu mandato in un campo di lavoro. Da lì si rifiutò di fuggire e fu deportato a Buchenwald, e si presume che sia morto a Bergen-Belsen. Tre opere che apparvero postume furono Veli di verginità (“I veli della castità”, 1945), La statua della neve (“The Snow Statue”, 1954) e avvenuto nella città b (“It Happened in the City b”, 2 voll., 1964).
bibliografia:
Lessico della letteratura ungherese, 2 (1965), 433-4; D. Keresztúry, in: Károly Pap, La statua della neve (1954), introd.; A. Komlós, in: ovest, 2 (1935), 41-43.
[Baruch Yaron]