Quesnel, pasquier (paschase)

Oratoriano, teologo e scrittore spirituale francese, noto per la sua parte nella storia del giansenismo; b. Parigi, 14 luglio 1634; d. Amsterdam, 2 dicembre 1719. Allievo dei gesuiti al Clermont College e successivamente studente alla Sorbona (laurea in teologia nel 1657), Quesnel entrò nell’Oratorio nel 1657, fu ordinato nel 1659 e fu assegnato per la prima volta al noviziato oratoriano , rue Saint-Honoré, come maestro di cerimonie e bibliotecario. Fortemente intriso della spiritualità di bÉrulle, da quel momento fu devoto all’agostinismo, ma ebbe poco riguardo per il pensiero di Jansen, che considerava troppo arcaico e sistematico. Inoltre non ebbe difficoltà a firmare in quattro occasioni, tra il 1661 e il 1665, il formulario che condannava il libro augustinus.

Dal 1666 al 1669 fu secondo direttore del Seminario Saint-Magloire. In questo ambiente fortemente influenzato dal giansenismo, divenne strettamente alleato con Antoine Arnauld, che si era nascosto lì. Ha poi iniziato la sua carriera di scrittore e polemista. Rientrato nella casa di rue Saint-Honoré, riprese il suo insegnamento e si dimostrò sempre più agostiniano e gallicano, cercando allo stesso tempo di rimanere fedele al tomismo nei punti essenziali. Nel 1675 conquistò l’attenzione del mondo erudito con un’edizione accademica delle opere di San Leone Magno, ma il pregiudizio gallicano delle note e dei saggi che accompagnavano il testo fece sì che fosse inserito nell’Indice. Nel 1678 l’arcivescovo di Parigi, F. de Harlay, chiese il suo ritiro. Fu mandato a Orléans, ma nel 1684 rifiutò di sottoscrivere i decreti anti-giansenisti emanati dall’assemblea dell’Oratorio. Preferì l’esilio e nel febbraio 1685 raggiunse Antoine Arnauld nel suo ritiro a Bruxelles. Fu suo fedele compagno fino alla morte di quest’ultimo nel 1694.

Fedele al suo agostinismo moderato e al suo tomismo, Quesnel cercò dapprima di non suscitare polemiche dottrinali poi sopite. I tre volumi dei suoi Tradizione della Chiesa romana sulla predestinazione dei santi e sulla grazia effettiva, pubblicato dal 1687 al 1690, presentava la grazia in una prospettiva interamente berulliana come un prolungamento dell’Incarnazione. Continuò anche a dedicarsi alla composizione di opere spirituali; la più famosa di queste produzioni continua ad essere la Preghiere cristiane (1687), ristampato più volte. È intriso di una spiritualità totalmente berulliana.

Quesnel ha usato questi anni di relativa pace per trasformare il giansenismo in un vero partito organizzato. Energico, positivo, metodico e tenace, ha sempre posseduto le qualità di un leader, che ad Arnauld mancavano. Nel giro di pochi anni istituì una vasta rete segreta di comunicazione e informazione che operava in quasi tutte le grandi città d’Europa. Il risveglio delle controversie provocate intorno al 1700 dagli intransigenti giansenisti attirò l’attenzione sul suo Nuovo Testamento con riflessioni morali (1695), in cui esprimeva non solo il suo agostinismo al confine con il giansenismo, ma anche il suo richerismo, cioè il suo attaccamento all’estremo gallicanesimo precedentemente professato, intorno al 1615, da Edmond più ricco. Il 30 maggio 1703 fu arrestato a Bruxelles per ordine del re di Spagna, nipote di Luigi XIV, e rinchiuso nella prigione dell’arcivescovado di Malines, da dove fuggì il 13 settembre successivo. Si stabilì ad Amsterdam e ricostruì il suo rete, che era stata dispersa quando i suoi documenti erano stati sequestrati. Ha preso una parte sempre più attiva nei conflitti suscitati dal Caso di coscienza affare e dal toro La vigna del Signore (1705). Nel 1710 Quesnel iniziò con Fénelon, avversario del giansenismo, un’aspra disputa che provocò indirettamente la condanna da parte della bolla unigenitus (8 settembre 1713) di 101 proposizioni tratte dal Riflessioni morali.

Negli anni che seguirono, in una moltitudine di opere di ogni genere, Quesnel non cessò di protestare contro la completa ortodossia del suo pensiero. Dopo aver sperato in un’opportunità per tornare in Francia all’inizio della Reggenza, preferì rinunciare all’idea, ma la sua autorità sul partito giansenista continuò ad essere grandissima. All’inizio del 1718 aderì formalmente all’appello dei quattro vescovi al consiglio generale. Morì negli stessi sentimenti, dopo una breve malattia, lasciandosi alle spalle un’opera molto considerevole, per la quale resta da redigere la bibliografia.

Bibliografia: j. carreyre, Dizionario di teologia cattolica, ed. un. vacante et al. (Parigi 1903–50) 13.2: 1460–1535. si abbronza, Lessico per la teologia e la chiesa, ed. j. hofer e k. rahner (Friburgo 1957–65) 8: 935–936; Pasquier Quesnel e i Paesi Bassi (Parigi-Groninga 1960), Dizionario di spiritualità ascetica e mistica, Dottrina e storia, ed. Sig. viller et al (Parigi 1932–) XII – 2, col. 2732–2746. l. ceyssens e jag si abbronza, “Pasquier Quesnel,” Intorno all’Unigenitus (Leuven 1987). jag si abbronza e h. schmitz du moulin, La corrispondenza di P. Quesnel. Invantary (Leuven 1989); Indice analitico, 2 v. (Leuven 1993), bibliografia.

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