Le espressioni concrete dello spirito penitenziale che implicano atti ascetici o il sacrificio del legittimo piacere per uno scopo spirituale sono state caratteristiche della Chiesa cristiana sin dalla sua fondazione. La fonte dell’ideale penitenziale è la vita di Gesù Cristo. Ad esempio, ha lodato l’ideale della verginità, che rinuncia al grande bene dell’amore coniugale, meglio amare Dio, e dare ai poveri i propri beni terreni, più facilmente cercare i beni celesti (cfr Mt 19.12, 16 –22). E ha enfatizzato il suo insegnamento abbracciando queste pratiche penitenziali nella sua vita.
L’insegnamento e la pratica di Gesù furono continuati dai suoi discepoli. San Paolo ha notato che la libertà dal matrimonio dà alla vergine l’opportunità di pensare alle cose del Signore, affinché possa essere santa nel corpo e nello spirito (1 Cor 7.25-35). San Giovanni ha parlato di una speciale vicinanza a Cristo che è una prerogativa delle vergini nel Regno dei Cieli (Ap 14.1-5). I fedeli a Gerusalemme rinunciarono alla proprietà dei loro beni per il sostegno della comunità (Atti 2.44; 4.32); San Paolo ha presentato il suo castigo autoinflitto come un esempio per tutti i cristiani (1 Cor 9.27); le quattro figlie di Filippo il diacono si dedicarono a una vita di verginità (Atti 21.9); è stato registrato di San Giacomo il Minore da Hegesippus, che visse a metà del II secolo, che James si negò carne e vino e l’uso di rasoio e bagno.
I Padri della Chiesa hanno elogiato tali opere di penitenza e ne hanno riflesso la pratica ai loro tempi. È chiaro che i motivi dietro le varie pratiche penitenziali erano uniformi: principalmente, il desiderio di rispondere all’invito del Signore a imitarlo portando una croce (Lc 9.23); riparazione per il peccato, personale o altro (vedi riparazione); e la padronanza di tutte le loro inclinazioni umane (1 Cor 9.27).
Durante i primi secoli l’ideale penitenziale si esprimeva nella vita dei pochi eletti, vergini e asceti, ma anche nel programma di digiuno entrato in vigore in tutta la Chiesa, con diverse osservanze locali. Ci sono segni che, molto presto, il venerdì veniva celebrato come un giorno di digiuno, in memoria della sofferenza e della morte del Signore in quel giorno. In epoca pre-nicea c’era un periodo dedicato al digiuno pre-pasquale, all’incirca parallelo alla Quaresima odierna, con variazioni locali di lunghezza e rigore. In alcuni luoghi è durato solo pochi giorni, con un pasto consumato a fine giornata; in altri posti era più lungo ma meno rigoroso. Il sacco (vedi camicia) di cui parla Cristo (Mt 11.21) è sempre stato l’abito del penitente. Sia in Oriente che in Occidente c’erano gradi tra questi penitenti, a seconda della gravità delle loro penitenze: ad esempio, i “piangenti”, che accompagnavano le loro suppliche di preghiere con le lacrime, ei “prostrati”, che imploravano preghiere sdraiati sul terra. Inginocchiarsi durante le funzioni religiose iniziò come pratica penitenziale e un tempo non era permesso nei giorni di festa. Il lavoro manuale, un tempo distintivo della schiavitù, aveva un aspetto penitenziale dai monaci del deserto e in seguito fu adottato dalle regole religiose. I monasteri, a tempo debito, divennero scuole di penitenza ciascuna con il proprio modello penitenziale.
Il dettaglio della pratica penitenziale differisce in intensità da una cultura all’altra; in tempi estremi c’erano molti estremi, ma generalmente erano di breve durata. I rigori degli eremiti egiziani e dei monaci irlandesi, ad esempio, sono passati rapidamente, ma la realtà della penitenza rimane. Ogni epoca, anche quella attuale, testimonia l’attrazione del cristiano a seguire il Maestro prendendo una croce di qualche tipo.
Bibliografia: m. viller e m. olphe-gaillard, Dizionario di spiritualità ascetica e mistica. Dottrina e storia, ed. Sig. viller et al. (Parigi 1932–) 1: 959–977. j. da guibert, ibid. 1: 977–990. S. solero, a. mercarti, e a. pelzer, Dizionario ecclesiastico, 3 v. (Torino 1954–58) 3: 143. l. gougaud, Pratiche devozionali e ascetiche nel Medioevo, tr. gc bateman (Londra 1927). h. Thurston, Quaresima e Settimana Santa (Londra 1904).
[pf mulhern / eds.]