non è consigliabile

Questa frase, “non è opportuno”, è di origine biblica (1 Cor 10.22) ed è stata a lungo utilizzata dalla curia romana per indicare una risposta negativa per motivi di opportunità. Significa qui la sua più famosa applicazione espressiva della politica della Santa Sede che vieta ai cattolici italiani di partecipare alle elezioni politiche e alla maggior parte delle altre attività politiche del nuovo regno, che unificò la penisola conquistando gli stati della chiesa e ponendo fine al potere temporale papale e il cui il tentativo di risolvere la questione romana con la Legge delle garanzie (1871) si rivelò inaccettabile a Pio IX.

Origini. Giacomo margotti, giornalista torinese, anticipò questa politica quando inaugurò una campagna di propaganda di grande successo nel 1857, esortando i cattolici ad astenersi dalle elezioni civili e coniò la frase né eletti né elettori (né eletti né elettori). Eppure nel 1866 Pio IX permise ai cattolici eletti deputati di prestare giuramento di fedeltà allo Stato a condizione che aggiungessero: con il dovuto riguardo per le leggi di Dio e della Chiesa (leggi divine ed ecclesiastiche che rimangono intatte). Il non è la politica ricevette per la prima volta l’accettazione formale nel decreto del Sacro Penitenziario (10 settembre 1874). Poiché numerosi cattolici erano incerti se il non è era un divieto assoluto o una raccomandazione, Pio IX emise un breve che dichiarava l’astensione un dovere e rimproverò i tentativi di invogliare i cattolici alle urne (29 gennaio 1877). Leone xiii ha rinnovato il divieto alla vigilia delle elezioni del 1880, in modo più solenne nell’enciclica Immortale Dei (1 novembre 1885), e di nuovo nella sua approvazione del decreto del Sant’Uffizio (30 giugno 1888).

Applicazione. Filippo Meda ha fatto la formula né eletti né elettori cedere gradualmente il passo a un altro, preparazione nell’ astensione (preparazione all’astensione), che sosteneva che i cattolici non dovrebbero essere semplici astensionisti, ma dovrebbero usare i loro diritti civili, migliorare le istituzioni sociali e politiche instillando in loro principi cristiani, riconquistare la società al cattolicesimo e porre fine all’ostilità tra Chiesa e Stato. Il non è non si applicava alle elezioni amministrative e ad altre forme di attività civica. La partecipazione dei cattolici alle elezioni amministrative è stata sempre piuttosto consistente, ed è stata accolta con soddisfazione dalla stampa cattolica non come preparazione alle elezioni politiche, ma come atto di ostilità contro la rivoluzione. Soprattutto nelle grandi città di Genova, Torino e Napoli, le elezioni amministrative del 1878, 1879 e 1880 portarono a clamorosi successi cattolici; I cattolici di Roma si unirono alla Unione Romana e ottenne il controllo del governo comunale (1879-87). Nelle elezioni politiche, invece, il non è fu osservato in modo ordinato dai cattolici italiani, provocando così un notevole assenteismo elettorale, che creò un profondo abisso tra il “paese legale”, rappresentante di un piccolo gruppo di cittadini che possedeva ed esercitava il diritto di voto, e il “paese reale , “costituendo la stragrande maggioranza, che non possedeva o rifiutava di esercitare questo diritto.

Scomparsa. Di fronte alla pericolosa espansione dei partiti di estrema sinistra e alla rottura dei rapporti diplomatici tra Francia e Santa Sede, pio x (1903-14) si avviava verso una riconciliazione con l’Italia, il cui governo, guidato da Giovanni Giolitti, si dimostrò più conciliante. Alla vigilia delle elezioni politiche del 13 novembre 1904, Bonomelli spiegò al papa il rischio per l’ordine sociale implicato nell’astensione elettorale cattolica e la conseguente vittoria dell’estrema sinistra, e Pio X consigliò ai cattolici di seguire la loro coscienza. Questa autorizzazione ha abrogato il non è virtualmente ma non formalmente, perché l’enciclica Il fermo proposito (11 giugno 1905) confermò il generico divieto di partecipare alle elezioni, ma ammise una dispensa quando i vescovi riconobbero la necessità di utilizzare il voto per il bene delle anime e per i supremi interessi della Chiesa e della società.

Quando il Consiglio universale (Consiglio universale ) è stato istituito (1913), Giolitti, presidente del Consiglio dei ministri, temeva una vittoria di sinistra e ha cercato di introdurre nella maggioranza ministeriale rappresentanti dei cattolici, che erano economicamente potenti, soprattutto nei distretti di campagna e che godevano della venerazione che circondava i religiosi cattolici tradizione. Ciò ha portato al patto Gentiloni che invitava il sostegno cattolico italiano a candidati che avrebbero seguito le idee religiose e sociali dell’Unione elettorale cattolica. Con la formazione del Partito Popolare (19 gennaio 1919), ispirata da Don Sturzo, i cattolici italiani entrarono finalmente nella vita politica dell’Italia come forza autonoma. In questo periodo Benedetto XV abrogò il non è opportuno.

Bibliografia: g. dalla torre, I cattolici e la vita pubblica italiana, ed. g. rosa, 2 v. (Roma 1962). g. in rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, 2 v. (Bari 1966). f. olgiati, “Per la storia del Non expedit,” Vita e Pensiero 33 (1950) 364–369; “La politica di S. Pio X e il conservatorismo,” ibid. 37 (1954) 525-540. ac jemolo, Chiesa e Stato in Italia, 1850-1950, tr. d. moore (Philadelphia, Pennsylvania, 1960). Per ulteriore bibliografia vedi domanda romana.

[r. mori]