Pontificato: dal 6 marzo 1447 al 24 marzo 1455; b. Tommaso Parentucelli, Sarzana, 15 novembre 1397; d. Roma. Tommaso, figlio di un medico, dovette abbandonare gli studi a Bologna per essere rimasto orfano. Fu allora precettore in due ricche famiglie fiorentine, e fu così influenzato dal fermento umanistico e artistico di quella città. Dopo aver terminato gli studi a Bologna, è entrato nella famiglia di Bp. Niccolò albergati di bologna, che servì fedelmente per 20 anni, accompagnandolo a Roma, Firenze e altrove, approfittando dell’esempio del suo santo patrono. Dopo la morte di Albergati (1443), Eugenio IV nominò per primo Parentucelli vescovo di Bologna, che essendo in rivolta gli rifiutò l’ingresso; Eugenio lo ha poi mandato in missione in Germania. Lì mitigò con successo l’opposizione antipapale e fu nominato cardinale nel dicembre 1446.
Alla morte di Eugenio (1447), Parentucelli fu eletto papa. Proclamando una politica di pace, congedò le truppe mercenarie; conciliato da concessioni varie famiglie romane, permettendo anche la ricostruzione e parziale rifortificazione di Palestrina; e concesse a Bologna l’indipendenza pratica. La Polonia fu annessa alla Santa Sede con ulteriori concessioni; Federico III d’Austria fu vinto alla causa di Nicola dal Concordato di Vienna (1448) e da una promessa di incoronazione imperiale, adempiuta nel 1452. Federico ritirò di conseguenza i suoi salvacondotti dal consiglio di Basilea, che poi andò a Losanna. Nicola accettò condizioni estremamente generose per il suo scioglimento, facendogli accettare le dimissioni dell’antipapa Felice, “eleggere” papa Parentucelli, e decretarne lo scioglimento. Con la fine del consiglio, Nicola ha riabilitato tutti i suoi membri nelle loro dignità e fatto cardinale Felix con una pensione (1449).
Nel 1450 Nicola proclamò un giubileo, che attirò pellegrini da tutta la cristianità occidentale, e servì immediatamente a rafforzare la devozione, a ristabilire il papato come centro della Chiesa e a migliorare le finanze sia papali che romane. L’occasione fu segnata da un’epidemia di peste, durante la quale Nicola lasciò la città, e da una catastrofe stradale sul ponte Sant’Angelo in cui furono calpestate a morte almeno 172 persone. I pochi, ma degni, cardinali da lui creati includevano Nicola di Cusa, il promotore della riforma in Germania.
La principale pretesa di fama del papa è l’impulso che ha dato al rinascimento a Roma. Fece, e in gran parte realizzò, elaborati piani di costruzione (compreso un rinnovamento della città leonina) in una Roma che era in rovina dopo oltre un secolo di abbandono. Le chiese stazionali, i vari palazzi collegati a basiliche, ponti e strade, così come le fortificazioni della città, furono ricostruiti e in molte parti dello Stato Pontificio furono erette fortezze. Per decorare i suoi edifici ha invitato artisti di molte nazioni, in particolare da Firenze. Il più noto era il Beato Angelico, di cui rimangono ancora alcune opere nella cappella di S. Lorenzo in Vaticano. Le commissioni del papa incoraggiavano l’arte degli arazzi, l’ornamento di ricchi paramenti e il lavoro in oro e argento.
Tuttavia, il suo interesse principale erano i libri. I suoi agenti cercarono codici rari in molti paesi, un esercito di copisti fu impiegato per moltiplicarli e alcuni dei più celebri umanisti lavorarono nella loro correzione e traduzione. Gli scritti di Erodoto, Tucidide, Omero, Polibio, Strabone e altri autori dell’antichità greca, così come molte opere dei Padri greci, furono tradotti in latino e quindi messi a disposizione di coloro che non leggevano il greco. Nelle sue attività letterarie, Nicola spendeva ingenti somme di denaro ed era generoso per colpa degli umanisti, molti dei quali profughi greci, che si accalcavano alla corte papale. Alla sua morte Nicola lasciò una biblioteca di 807 manoscritti latini e 353 greci, una collezione molto ampia per quel giorno (vedi biblioteca vaticana).
L’anno 1453 fu disastroso per il papa. In gennaio ha anticipato un complotto contro la sua vita, diventando di conseguenza più timoroso che mai; ha fatto giustiziare tutti i capobanda. A maggio i turchi catturarono Costantinopoli e la flotta di navi papali e veneziane (quest’ultima con l’ordine di non infastidire i turchi) era troppo tardi per aiutare. Anche la sua salute è peggiorata. Ha cercato di radunare i cristiani occidentali per una crociata, ma lo sforzo è stato inutile. Con lo stesso obiettivo, ha invitato gli Stati italiani a incontrarsi a Roma per concordare un trattato di pace. L’incontro fallì, ma aprì la strada alla diplomazia privata, sfociando nella pace di Lodi (1454), alla quale acconsentirono Nicola e infine tutti gli Stati. Gli Stati, tuttavia, non erano disposti a rischiare la loro ricchezza per la protezione della cristianità.
Nicholas, un uomo dalla vita incontaminata, vivace, ma nei modi semplici, aveva lo spirito artistico di apprezzare tutte le forme d’arte e di armonizzarle, dando all’architettura il primo posto. La sua importanza nelle arti e nella letteratura non può essere sopravvalutata. In un discorso sul letto di morte affermò di aver patrocinato le arti, non per fama personale ma, rendendo Roma eccezionale, per rafforzare la fedeltà religiosa. La sua politica di “pace per concessione” stava fallendo quando il suo regno finì, perché i principi non condividevano i suoi ideali.
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[j. Gill]