Martiri alessandrini, atti di, genere della letteratura patriottica alessandrina contenente pesanti sfumature di antisemitismo. Questo è noto anche come “Atti dei martiri pagani” (erroneamente, poiché il martirio non ha nulla a che fare con la religione). Frammenti di questa letteratura furono pubblicati per la prima volta alla fine del XIX secolo. A quel tempo i frammenti erano intesi come di natura strettamente ufficiale, in effetti i protocolli di numerosi processi di rappresentanti alessandrini davanti ai Cesari romani. Queste missioni finirebbero inevitabilmente con l’esecuzione dei delegati, suscitando così ulteriormente l’odio degli alessandrini sia dell’imperatore che dei suoi presunti alleati, gli ebrei, sebbene alcuni esemplari non facciano menzione della loro parte nel procedimento. Con la pubblicazione di frammenti aggiuntivi, questa visione è stata modificata, ed è ora accettato che “questo genere non ha nulla a che fare con i documenti ufficiali, e il modulo di protocollo … è solo un travestimento letterario” (Tcherikover, Corpus, 19 (2), 1960).
Il contesto delle varie sperimentazioni copre un periodo di 150 anni. La prima ambasciata è associata a * Caligula (37-41), l’ultima (Acta Appiani) si riferisce probabilmente all’imperatore Commodo (180–192). Tuttavia, i frammenti più discussi sono quelli appartenenti al Isadora fatto e lampone (per la letteratura vedere ibid., 66–67). Isidoro, il capo della palestra di Alessandria, lanciò un vigoroso attacco contro il re ebreo * Agrippa i, e lo convocò davanti alla corte di Claudio. Il dialogo tra l’imperatore e Isidoro è acceso. A un certo punto Claudio si riferisce a Isidoro come “il figlio di una ragazza-musicista” (cioè una donna dalla morale dissoluta), dopodiché quest’ultimo immediatamente ribatte: “Non sono né uno schiavo né il figlio di una ragazza-musicista, ma ginnasiarca del glorioso città di Alessandria. Ma tu sei il figlio abbandonato dell’ebrea Salomè! ” (ibid., 80s.). Isidoro e il suo collega Lampon sono stati immediatamente condannati a morte. Il processo si svolse probabilmente nel 41 d.C. (sebbene molti studiosi ne siano favorevoli al 53), poiché in quell’anno giunsero davanti a Claudio una serie di dibattiti sui diritti civili degli ebrei. Sarebbe sbagliato, tuttavia, concludere da questo documento che tutti gli Atti mirassero unicamente a suscitare sentimenti antiebraici. Tcherikover ha mostrato chiaramente che l’antisemitismo negli Atti “gioca solo una parte secondaria, il tema principale dell’opera è lo scontro tra gli Alessandrini e Roma”. Lo scopo principale dell’autore era quello di mettere in ridicolo gli imperatori romani, ea questo scopo era spesso sufficiente alludere alla presunta intesa cordiale tra gli imperatori e gli ebrei.
bibliografia:
HA Musurillo, Gli atti dei martiri pagani (1954); Tcherikover, Corpus, 2 (1960), 55-107 nn. 154–9.
[Isaiah Gafni]