Innocenzo x, papa

Pontificato: dal 15 settembre 1644 al 1 gennaio 1655; b. Giovanni Battista Pamfili, Roma, 7 marzo 1572; d. Roma. La sua famiglia, originaria di Gubbio, si era stabilita a Roma dal XV secolo. Lo ha aiutato nella sua formazione lo zio Girolamo, che ha conseguito il dottorato in diritto civile e canonico presso l’Università di Roma. Nel 1597 fu ordinato sacerdote. Entrato nel servizio pontificio, divenne avvocato concistoriale (1601); e sull’elevazione dello zio al cardinalato gli succedette come uditore di turno. Per 25 anni Pamfili ha svolto efficacemente il suo lavoro in questa corte. Fu nominato nunzio a Napoli e poi inviato in Francia e Spagna come assistente del nipote di Urbano VIII, Francesco. Urbano ha poi nominato Pamfili nunzio in Spagna e patriarca titolare di Antiochia.

Sebbene avesse 72 anni quando fu eletto, Innocent godeva di buona salute. Aveva bisogno di tutto il suo vigore perché il suo pontificato è stato travagliato da diverse crisi. La tetra Guerra dei Trent’anni si trascinò finalmente al termine nel 1648, ma la pace della Westfalia fu ben lungi dall’essere gradita al papa. Tramite il suo nunzio, Fabio Chigi (poi alessandro vii), Innocenzo ha protestato contro le ingiustizie fatte ai cattolici.

Durante gli anni 1640 l’Irlanda fu impegnata in una lotta per i diritti fondamentali e Innocenzo inviò aiuto ai gaeli assediati. Il suo nunzio, Battista Rinuccini, era uno statista lungimirante che ha fatto del suo meglio per svelare la complicata situazione in Irlanda e unire i cattolici contro il nemico comune. Il fatto che alla fine abbia fallito non è stata colpa né del Papa né del nunzio.

Più vicino a casa Innocenzo mantiene un atteggiamento cauto sui guai causati dalla ribellione di Massanielo a Napoli. Ha anche mostrato prudenza nel fastidioso problema dell’indipendenza portoghese. Innocenzo fu generoso con i veneziani, impegnati in una disperata lotta per difendere Creta dai turchi ottomani.

Innocenzo dovette affrontare non solo nemici esterni del cattolicesimo, come inglesi, svedesi e turchi, ma anche i recalcitranti giansenisti, che erano ancora più irritanti. Nel 1642 Urbano VIII aveva condannato Augustinus, il capolavoro di Cornelius Otto jansen, ma i giansenisti ignorarono la condanna e continuarono a fare progressi, soprattutto in Francia. Cornet, un sindacato dell’Università di Parigi, ha estratto cinque proposizioni dal Agostino e un certo numero di vescovi francesi li inviò a Roma per la condanna. Poiché altri vescovi francesi si sono dichiarati contrari a una condanna, Innocenzo non ha agito frettolosamente. Consegnò la questione a una congregazione di cardinali e affidò a questa congregazione un gruppo di esperti. Questo gruppo comprendeva la maggior parte dei migliori teologi disponibili e rappresentava scuole di teologia molto diverse e diversi ordini religiosi. C’era molto tempo e opportunità per lo studio e il dialogo prima che la questione fosse risolta. In effetti il ​​Papa si è molto interessato al lavoro della congregazione e lo ha esortato. È merito di Innocenzo che finalmente, dopo due anni, la congregazione terminò il suo lavoro. Il Papa ha poi condannato le cinque proposte il 9 giugno 1653.

Innocent ha gestito una controversia tra Juan Palafox y Mendoza, vescovo di La Puebla de los Angeles in Messico, ei gesuiti con la sua consueta prudenza. Ha soppresso un certo numero di monasteri e comunità religiose in Italia che erano così diminuiti di numero da non essere in grado di continuare l’opera per cui erano stati fondati. Allo stesso tempo ha sostenuto con forza le missioni nei paesi non cristiani e ha sostenuto la Congregazione di Propaganda. Proclamò il giubileo del 1650 e ebbe la soddisfazione di vederlo a buon fine.

Innocenzo era un uomo di pietà, prudenza e moderazione. Ma era eccessivamente affezionato ai suoi parenti. Innalzò due dei suoi nipoti alla porpora e fece piovere favori ad altri parenti. Di tutti i membri della sua famiglia, il più dominante era una donna, Donna Olimpia, la moglie del fratello maggiore defunto del Papa, Pamfilio. Olimpia ebbe una grande influenza con l’anziano Pontefice. Gli aspiranti ai favori papali se ne accorsero subito; e Olimpia, avida quanto potente, ha sfruttato la sua posizione. Sebbene cadde in eclissi nel 1650, due anni dopo tornò a favore e continuò ad esercitare un’influenza indebita su Innocenzo fino alla sua morte. Il nepotismo di Innocenzo non interferiva con la sua carità. Era buono con il suo popolo e lo aiutò, specialmente durante gli anni cattivi (1646–47) quando inondazioni e carestie affliggevano lo Stato Pontificio. Può essere considerato un pioniere nel movimento verso un migliore sistema carcerario. Riorganizzò le carceri dello Stato Pontificio e per la prima volta installò il sistema cellulare. Dopo la sua morte il corpo di Innocenzo fu trattato in modo misero. Olimpia si rifiutò di pagare le esequie solenni e la salma fu tenuta alcuni giorni nella sacrestia di San Pietro e poi sepolta semplicemente.

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