Un termine usato da allora c. 1700 per designare il luteranesimo puro in contrasto con l’interpretazione conciliante e moderata della teologia di Lutero fatta da Philipp Melanchthon e adottata da molti durante i secoli XVI e XVII (vedi filippismo). Preoccupato principalmente di mantenere la chiesa fedele a Lutero senza aggiunte melanctoniche, la tendenza dei luterani gnesio (genuini) era meno generosa di quella di Lutero, che considerava Melantone indispensabile alla sua riforma, anche se non del tutto d’accordo con lui. Nelle controversie che ne seguirono furono discusse le questioni della necessità di buone opere per il credente (vedi major, georg; controversia majoristic), la Cena del Signore (vedi criptocalvinismo), la libertà di volontà (vedi sinergismo), e l’ecumenismo (vedi calixtus, georg). Il calore e l’amarezza di alcuni gnesioluterani, a volte eguagliati dai loro avversari, doveva probabilmente qualcosa alla paura dei principi tedeschi del filippismo come pericolo per il loro potere. Mentre mettono in pericolo l’ecumenismo, gli gnesioluterani hanno contribuito a preservare alcune delle essenziali sottolineature protestanti per un’epoca successiva in cui il clima spirituale era più propriamente favorevole. I principali gnesiolutherani furono: Matthias flacius illyricus, Nikolaus von amsdorf, Joachim Westphal (16-17), Johannes Timan (? –1510), Tilemann Heshusius (74–1557), Nikolaus Gallus (1527–88), Johannes Wigand (1516– 70), Joachim Mörlin (1523–87), Aegidius Hunnius (1514–71) e suo figlio, Nikolaus Hunnius (1550–1603).
Bibliografia: o. Ritschl, Storia dogmatica del protestantesimo v.4 (Gottinga 1908-27). hw gensichen, Accidenti Rifiuto dell’eresia da parte di Lutero e nel luteranesimo del XVI secolo (Berlino 1955). v. lohff, Lessico per la teologia e la chiesa, ed. j. hofer e k. rahner (Friburgo 1957–64) 4: 1018–19.
[q. breen]