Il termine “esperienza di punta” è stato usato dallo psicologo Abraham H. Maslow (1908-1970) per riferirsi a stati di coscienza unitaria, o “momenti di massima felicità e realizzazione”, nella vita delle persone. In quei momenti, gli individui si sentono distaccati dai dettagli mondani delle loro vite individuali e sentono di essere tutt’uno con un universo completamente integrato. Percepiscono le cose in modo non giudicante o non valutativo e trascendono i loro bisogni particolari dell’ego, diventando altruisti o addirittura “senza ego”. Inoltre, il loro senso del tempo e della posizione è spesso notevolmente distorto. Maslow sostiene inoltre che durante le esperienze di punta le persone diventano più veramente se stesse. Un effetto comune dell’esperienza di picco è rendere la vita significativa o rivelare il “significato della vita”. Tuttavia, l’esperienza di picco in sé non ha ulteriori scopi. È di per sé intrinsecamente prezioso; non è un mezzo per alcun fine esterno, ma piuttosto è importante per se stessa.
Nei contesti religiosi le esperienze di punta sono spesso intese come esperienze mistiche. Maslow concordava con William James, John Dewey ed Erich Fromm che la religione non è una singola “istituzione sociale” o un insieme di pratiche specifiche; piuttosto, è uno “stato d’animo” che può manifestarsi in qualsiasi aspetto della vita quotidiana. In effetti, Maslow divide esplicitamente la religione in due tipi: i mistici, “oratori” fenomenologici, e i “non-oratori” dottrinali, ritualizzati. Per Maslow, l’esperienza di picco è il modello della rivelazione religiosa e dell’esperienza di conversione, che in molte narrazioni religiose si svolgono nelle condizioni più ordinarie e quotidiane.
Complementare all’esperienza di punta è l ‘”esperienza altopiano”, una nozione sviluppata da Maslow alla fine della sua carriera. Mentre l’esperienza del picco è spesso un trabocco estatico dei sensi, l’esperienza dell’altopiano è un momento di serenità calmo e riflessivo durante il quale l’individuo è in grado di entrambi sentire e pensare alla sua situazione. A differenza delle esperienze di picco, inoltre, le esperienze di plateau possono essere coltivate.
Secondo Maslow, le persone che hanno maggiori probabilità di avere esperienze di picco, e di averle più spesso di altre, sono “autorealizzatori”. Gli autorealizzatori sono persone che, per una serie di ragioni, vanno oltre la maggior parte degli altri verso la realizzazione del proprio potenziale individuale, o come lo intendeva Maslow, per trovare il proprio vero sé. Maslow ha dipinto un’immagine fortemente idealistica di autorealizzatori: sono altamente etici, democratici e altruisti; non sono vincolati dalla cultura o dai legami sociali; sono aperti a nuove idee e apprezzano la diversità; e sono capaci di relazioni interpersonali profondamente significative.
Collegata alla nozione di esperienza di picco è la nozione di “esperienza ottimale”, meglio conosciuta come “flusso”, sviluppata da Mihaly e Isabella Csikszentmihalyi. Una differenza importante tra la teoria di Maslow e quella dei Csikszentmihalyis è che mentre Maslow si concentra sull’esperienza di picco stessa e sulle persone che hanno maggiori probabilità di averla, i Csikszentmihalyis sono più interessati alle attività che tendono a generare esperienze di flusso. Inoltre, mentre le esperienze di picco sono intese come fenomenologiche – sono stati dell’essere e finiscono in se stesse – le esperienze di flusso possono verificarsi durante un’azione intenzionale, come correre, suonare uno strumento musicale o eseguire un rituale religioso. A differenza di Maslow, quindi, poiché gli “accessori” della religione sono secondari e forse dannosi per le esperienze di picco, i Csikszentmihalyis mostrano come le religioni possono effettivamente fornire gli “obiettivi e le regole per esperienze di flusso intenso”.