Dario i, re di persia

Regnò dal 522 al 486 aC, noto come “il Grande”; b.550. Dario (antico persiano dahrayavahush, Ebraico e aramaico dār eyāweš, Il greco Δαρε [simbolo omesso] ος) era un figlio del satrapo di Persia, Istaspe, un principe achemenide lontanamente imparentato con Ciro il Grande e Cambise II. Le principali fonti del suo regno sono le sue stesse iscrizioni, in particolare la grande iscrizione Behistun trilingue (antico persiano, elamita e accadico). Come membro della guardia del corpo reale ha accompagnato Cambise II nella sua conquista dell’Egitto (525-522). Nella primavera o nell’estate del 522, mentre l’esercito persiano stava tornando dall’Egitto, il re morì in circostanze misteriose (incidente o suicidio), e il suo trono fu occupato da un uomo che affermava di essere Bardiya (Smerdis), il figlio di Ciro e fratello di Cambise. Dario si precipitò su Media, uccise il nuovo re e salì al trono. Ha giustificato la sua azione affermando che il

l’uomo non era Bardiya, che secondo lui era stato segretamente assassinato da Cambise prima della campagna egiziana, ma un Gaumata, un membro del potente sacerdozio magiano. Darius trascorse i due anni successivi a reprimere rivolte scoordinate che scossero il vasto impero.

Anche se Judah non era apparentemente direttamente coinvolto in questi disordini, le sue speranze messianiche dormienti furono risvegliate, e credeva che l’attuale sconvolgimento del regno di questo mondo stesse annunciando il futuro regno di Dio, e che Zorobabele, nipote di re Ioiachin, che era poi governatore di Giuda, avrebbe restaurato il Regno di Israele (Zac 6.9-15). I profeti Aggeo e Zaccaria usarono queste speranze come stimolo per spronare il popolo a riprendere la ricostruzione del Tempio distrutto da Nabucodonosor nel 587. Giuda era una delle tante piccole unità politiche all’interno della quinta satrapia [‘аbar-nahărā, oltre (cioè, a ovest del) fiume (Eufrate)]. Elementi ostruzionisti all’interno della satrapia costrinsero il satrapo Thathanai (Tattenai) a ottenere la prova dell’approvazione di Dario per la costruzione; nel 519 Dario riaffermò il precedente decreto di Ciro, incoraggiando la continuazione della costruzione (Esdra cap. 5-6). Questo, così come altre indicazioni, mostrano che Dario, sebbene un ardente zoroastriano [vedi zoroastro (zarathushtra)] continuò la politica religiosa illuminata di Ciro.

Dario era anche, come Ciro, un amministratore e legislatore di grande successo. Il suo codice di legge (“le leggi irrevocabili dei Medi e dei Persiani”: Dn 6.9, 13, 16) pose le basi su cui il suo impero sopravvisse per quasi due secoli. Ha avuto meno successo come capo militare, e ogni scolaro sa della sconfitta che i Greci gli hanno inflitto a Maratona nel 491. Gli successe suo figlio Serse I (486-464).

Il “Dario il Persiano” menzionato in Ne 12.22 è probabilmente Dario II Nothus (423–404). In 1 Mc 1.1 si fa menzione di Dario III (335-330), che Alessandro Magno rovesciò. La figura storicamente impossibile di “Dario il Medio” del Libro di Daniele si basa essenzialmente sul personaggio di Dario I, anche se è considerato il predecessore di Ciro il Grande (Dn 5.1) e chiamato “il figlio di Serse” ( Dn 9.1).

Bibliografia: mangiato olmstead, Storia dell’Impero persiano: periodo achemenide (Chicago 1948). j. Buchanan, La storia antica di Cambridge (Londra e New York 1923-39) 4: 20–25. lw king e rc thompson, Le sculture e l’iscrizione di Dario il Grande sulla roccia di Behistûn in Persia (Londra 1907). r. mayer, Lessico per la teologia e la chiesa, ed. j. hofer e k. rahner (2d, nuova ed. Freiburg 1957–65) 3: 165–166. Dizionario dell’Enciclopedia della Bibbia, tr. e adattare. di l. hartman (New York 1963) da a. van den nato, Dizionario biblico 490-493.

[ea ballmann]