Teologo e medievalista domenicano; b. Soisy-sur-Seine, Francia, 7 gennaio 1895; d. 1990. Dopo essere entrato nell’Ordine Domenicano (1913) al coro Le Saul, poi in Belgio, fu costretto dallo scoppio della guerra a studiare a Roma (1914–20) presso quella che oggi è chiamata Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Assegnato a insegnare teologia al coro Le Saul (1920), si è subito posto il compito di sostituire quella che considerava l’esposizione non storica del sistema tomista (vedi tomismo) dal suo maestro a Roma, R. garrigou-lagrange con una lettura di Tommaso d’Aquino nel suo contesto storico. Il suo primo saggio sulla ricostruzione storica di un testo dell’Aquinate (1923) fu seguito da molti altri, eventualmente raccolti nel La Parola di Dio I – Fede nella mente (Parigi 1964). I suoi appunti verso una lessicografia filosofica medievale (mai completata), così come le sue ricerche su figure minori come Robert Kilwardby, lo stabilirono presto come un medievalista rispettato.
Divenuto reggente degli studi al coro Le Saul, ha pubblicato (privatamente) Una scuola di teologia: il coro Le Saul (1937), poco più di un opuscolo, che giustifica l’enfasi storica negli studi teologici e include alcuni versi caustici sulla “Scolastica barocca”. Immediatamente delegato alle autorità dominicane a Roma per “Modernismo”, fu finalmente inserito nell’Indice nel 1942. Chenu continuò a insegnare ea pubblicare i risultati delle sue ricerche, la maggior parte delle quali apparve nei suoi tre libri magistrali, Introduzione allo studio di San Tommaso d’Aquino (Montreal e Parigi 1950), Teologia come scienza nel XIII secolo (Parigi 1957) e Teologia nel XII secolo (Parigi 1957). Durante l’occupazione fu sempre più coinvolto in progetti per ringiovanire il cattolicesimo urbano. Fu in effetti il capo consigliere teologico del nascente movimento sacerdotale-operaio in Francia. Le inquietudini papali riguardo a questo movimento sono emerse nell’esortazione apostolica le nostre menti (1950), mentre l’enciclica La razza umana (1950) riaffermò la disapprovazione ufficiale dei teologi che erano sprezzanti nei confronti della Scolastica. Nel 1953 Chenu si trovò sollevato da tutti i doveri di insegnamento e persino esiliato a Rouen per un certo periodo.
Ha continuato a scrivere, pubblicare San Tommaso d’Aquino e la teologia (Parigi 1959), ma da questo momento in poi le sue energie andarono sempre più nella predicazione. Fu consigliere teologico di vescovi africani francofoni al Vaticano II, quando, non sorpreso dal generale abbandono del tomismo, lavorò dietro le quinte per incorporare le sue idee sull ‘”umanesimo evangelico” di Tommaso d’Aquino in testi conciliari come La gioia e la speranza. I suoi ultimi anni, tornato a Parigi, furono dedicati a comunicare, in conferenze e sermoni, la sua interpretazione ottimistica del significato del Vaticano II. Ha avuto la soddisfazione di vedere Una scuola di teologia ripubblicato (Parigi 1985), ma sarebbe stato il primo ad ammettere che i teologi più giovani avevano quasi altrettanto poco interesse per il suo lavoro su Tommaso d’Aquino come per quello di Garrigou-Lagrange. Il suo infallibile ottimismo, così come la prospettiva del suo storico, gli assicurarono che alla fine l’Aquinate sarebbe tornato al centro della teologia cattolica. Sebbene non sia un pensatore originale, e l’autore nei suoi anni centrali di giornalismo molto deperibile, Chenu rimane, con il suo amico Étienne Gilson, una figura importante nella storia dello studio di Tommaso d’Aquino.
Bibliografia: a. duval, “Bibliografia di Fr. Marie-Dominique Chenu (1921-1965),” Le miscele offerte a M.-D. Chenu (Parigi 1967). o. spazzola, Padre Chenu: Libertà nella fede (Parigi 1969).
[f. kerr]