Ahavah rabbah (ebr. אַהֲבָה רַבָּה; “Con grande amore”); Ahavat olam (ebr. אַהֲבַת עוֹלָם; “Amore eterno”), due versioni della seconda delle due benedizioni che precedono la recita del Shema servizi mattutini e serali. Nel Talmud c’è una divergenza di opinioni su quale sia la versione corretta (Ber. 11b) e a baraita è citato che sicuramente favorisce Ahavah Rabbah. Questa controversia continuò anche in epoca medievale (vedi Levin, Oẓar, vol. 1, p. 29; et, vol. 4, p. 391). Come una decisione di compromesso Ahavah Rabbah fu adottato per il servizio mattutino e l’altro per la sera (Tos., mg Ber.). I riti sefarditi e italiani, tuttavia, hanno solo Ahavat Olam. Non è chiaro se la differenza tra le due versioni fosse limitata alla formula di apertura o se si estendesse al contenuto. Dal libro di preghiere di * Saadiah Gaon sembrerebbe che il primo sia il caso. Nella loro forma attuale le due preghiere hanno lo stesso tema di base, ma differiscono notevolmente nella presentazione, e Ahavah Rabbah è molto il più lungo e complesso dei due. Entrambe le benedizioni parlano dell’amore di Dio come spiegazione per il fatto che Israele riceve la Torah. Le preghiere introducono il Shema che è fondamentalmente una lettura della Torah – e promette, di conseguenza, una continua preoccupazione per il suo studio e osservanza. In entrambi, Dio è pregato di continuare a donare il suo amore al suo popolo, ma in Ahavah Rabbah viene sottolineata l’idea dell’elezione di Israele. Ahavat Olam conclude: “Benedetto sei tu, o Signore, che ami il suo popolo Israele”, mentre Ahavah Rabbah si chiude con “Chi ha scelto per amore il suo popolo Israele”. La Mishnah (Tam. 5: 1), come interpretata in Gemara (Ber. 11b-12a), lo registra Ahavah Rabbah era la benedizione con cui iniziava il servizio di preghiera sacerdotale nel Tempio. Secondo il halakhah (Sh. Ar., OḤ 47: 7) uno dei due può servire come sostituto per il Medioevo vari piyyutim sono stati composti per l’inserimento in Ahavah Rabbah e Ahavat Olam nei festival. Quelle per questi ultimi vengono ancora recitate in alcune sinagoghe. Entrambe le benedizioni compaiono con piccole variazioni testuali nei diversi riti; Ahavat Olam molto meno, tuttavia, di Ahavah Rabbah. Il rituale della Riforma ha mantenuto il testo tradizionale del primo ma ha notevolmente abbreviato il secondo, omettendo i passaggi messianici. Ahavat Olam è stato musicato da Mombach e altri e fa parte del repertorio della maggior parte dei cori delle sinagoghe.
bibliografia:
Elbogen, Servizio divino, 20–21, 25, 100–1; Abrahams, Companion, xlviiiff., Cx; J. Heinemann, Ha-Te’fillah bi-Tekufat ha-Tanna’im ve ha-Amora’im (1964), 43, n. 34; 106; E. Munk, Mondo di preghiera (1954), 107.
[Raphael Posner]