L’impulso a un maggiore apprezzamento del ruolo dello Spirito Santo nella vita cristiana è venuto attraverso il rinnovamento carismatico. Anche se meglio classificato come rinnovo in lo Spirito Santo che una devozione a lui, il movimento sottolinea la natura esperienziale della fede e trova sostegno in quei passaggi della Scrittura che parlano del dono dello Spirito Santo.
Battesimo nello Spirito Santo. Viene posto l’accento su una prima esperienza popolarmente chiamata “battesimo nello Spirito Santo”, accompagnata dall’attesa di qualche manifestazione carismatica, come la preghiera in lingue o la profezia. Precedenti per questo rapporto tra lo Spirito Santo come Dono ei doni dello Spirito Santo si vedono soprattutto negli Atti. Il modo in cui sono collegati i carismi ei sacramenti dell’iniziazione cristiana è oggetto di discussione teologica corrente. In pratica, il “battesimo nello Spirito Santo” (a volte indicato anche come “riempimento” o “liberazione” dello Spirito Santo) è sperimentato come una nuova partenza nella vita cristiana effettuata di solito attraverso la preghiera e l’imposizione delle mani da parte di altri cristiani. La caratteristica centrale e unica del movimento carismatico è il rapporto percepito tra questo rinnovamento nello Spirito Santo e i carismi. Con l’incoraggiamento di Paolo (1 Cor 14.1), i doni vengono attivamente ricercati. Quelli elencati in 1 Cor 12–14 sono ritenuti disponibili oggi, come le lingue, la profezia, la guarigione, la parola di conoscenza, la parola di saggezza (vedere la preghiera carismatica). Cedere a questi doni è visto come un modo per cooperare con l’opera rinnovatrice dello Spirito.
Spiegazioni teologiche. Tra le spiegazioni teologiche di questo rapporto, c’è chi lo spiegherebbe come un dispiegarsi della grazia sacramentale in particolare del Battesimo e della Cresima. Si prende atto del fatto che la ricezione dello Spirito negli Atti è sempre accompagnata da una manifestazione carismatica. Altri cercano una comprensione della relazione in una teologia più generale della grazia, per la quale la comunità orante in quanto tale sarebbe causa ecclesiale sufficiente. Nel discutere le missioni delle persone divine, in particolare l’invio del Figlio e dello Spirito nell’anima del cristiano, San Tommaso d’Aquino afferma che un tale invio “si vede specialmente in quel tipo di aumento della grazia con cui una persona va avanti in qualche nuovo atto o in qualche nuovo stato di grazia: come, per esempio, quando una persona avanza nella grazia di operare miracoli, o di profezia, o per amore ardente di Dio offre la sua vita come martire, o rinuncia a tutto i suoi beni, o intraprende qualche altro atto eroico del genere “(Summa Theologica 1a, 43.6 ad 2). È significativo che l’invio di cui parla non sia l’invio iniziale, ma un successivo “passo avanti” in una nuova esperienza di grazia. È inoltre significativo che gli esempi che l’Aquinate fornisce di tale innovatio or su sono collegati con la manifestazione carismatica. Questi due aspetti corrispondono all’esperienza carismatica così come viene descritta e vissuta oggi da molti cristiani. Sembra inoltre che la divisione della grazia in santificante (la grazia è ) e carismatico (gratia free data ), che in passato portava spesso a disattendere le seconde a favore della prima, va fatta con grande cautela, poiché ciò che è finalizzato all’edificazione della Chiesa sarà normalmente legato anche ad una crescita personale nella grazia (ibid. 43.3 ad 4). Cercare i doni e cedere ad essi può quindi essere un esercizio di crescita spirituale tanto importante quanto le pratiche di ascetismo. I doni sono, in ogni caso, calcolati per espandere l’esperienza della comunità di Dio come dono.
Sebbene i carismi siano ricercati come manifestazioni particolari dello Spirito, il movimento carismatico ha una forte base devozionale cristocentrica, così che lo Spirito Santo appare più come una forza che muove la Chiesa attraverso i suoi doni che come oggetto di devozione in se stessa.
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