Śāriputra (Pāli, Sāriputta), un discepolo di Śākyamuni Buddha, ottenne lo status illuminato di un arhat, o santo. Śāriputra è rinomato per la sua saggezza e la sua esperienza nell’abhidharma.
A causa della sua reputazione di saggezza, Śāriputra appare frequentemente in Mahāyāna sūtras come il principale rappresentante dell’HĪnayĀna. Il Buddha predice la futura buddhità di Śāriputra nel Lotus SŪtra (SaddharmapuṆḌarĪkasŪtra), una famosa scrittura Mahāyāna. Originariamente Śāriputra e il suo amico d’infanzia MahĀmaudgalyĀyana erano studenti di Sañjayin, un insegnante non buddista. Śāriputra e Mahāmaudgalyāyana si promisero l’un l’altro che chiunque avesse ottenuto per primo la conoscenza della liberazione avrebbe informato l’altro. Un giorno Śāriputra incontrò un monaco buddista di nome Aśvajit (o Upasena in alcuni testi). Attratto dal volto sereno e dal comportamento impeccabile di Aśvajit, Śāriputra si convertì al buddismo. Śāriputra ottenne l’occhio del dharma quando Aśvajit recitò un riassunto di quattro versi degli insegnamenti buddisti sull’anitya (impermanenza). Mahāmaudgalyāyana si convertì al buddismo vedendo un Śāriputra trasformato fisicamente, esclamando: “Venerabile, i tuoi sensi sono sereni, il tuo viso è in pace e la carnagione della tua pelle assolutamente pura. Hai raggiunto lo stato senza morte?” (CatuṣpariṣatsṢtra, citato in Strong, 2002, p. 50).
Durante l’ordinazione di Śāriputra e Mahāmaudgalyāyana, il Buddha proclamò che sarebbero stati i suoi due discepoli principali in conformità con una predizione fatta in tal senso molti eoni fa da un precedente Buddha. Così i due sono talvolta raffigurati accanto al Buddha nell’arte buddista. Śāriputra è morto prima del Buddha. Come altri arhat, l’Śāriputra era già al centro del culto nell’India antica e medievale. In Birmania (Myanmar) fa parte di un gruppo di otto arhat propiziati in rituali protettivi e si ritiene che conceda anche saggezza ai suoi adoratori.