Celestino v, papa

Pontificato: dal 5 luglio al 13 dicembre 1294. Pietro da Morrone, nato nel 1209/10 molto probabilmente nel villaggio di S. Angelo Limosano (contea del Molise, Regno di Napoli-Sicilia) da una famiglia di contadini. Divenne monaco benedettino nel vicino monastero di S. Maria di Faifula prima del 1230, poi eremita sui monti del Morrone presso Sulmona (1235-40 circa) dove fondò la sua principale abbazia di S. Spirito del Morrone residente nella sua cella di S. Onofrio sui monti soprastanti. Verso il 1240 si spostò verso est per fondare un’altra abbazia, S. Spirito a Maiella. Lì organizzò una comunità di eremiti che papa gregorio x riconobbe come congregazione all’interno dell’Ordine di San Benedetto. Ha strutturato i suoi Celestini secondo i cistercensi e, pur senza educazione teologica, si è dimostrato un efficiente capo dei suoi monaci. Incoraggia i donatori in modo che la sua comunità si diffonda presto dagli Abruzzi a Roma e in Puglia, attirando l’attenzione della Curia Pontificia e dei re Carlo I e Carlo II d’Angiò, governanti del Regno di Napoli-Sicilia. Si diceva che guarisse i malati e facesse miracoli. Dopo la morte di papa nicola IV (1291), a causa di divisioni all’interno del collegio cardinalizio che non furono in grado di eleggere un nuovo papa, la Santa Sede rimase vacante per quasi tre anni. Re Carlo II in visita a Perugia, dove allora risiedevano i cardinali, menzionò il nome di Pietro del Morrone come candidato che portò alla sua elezione per ispirazione (cioè senza un esame formale) il 5 luglio 1294. Fu nominato e incoronato a L’Aquila 29 agosto, scegliendo il nome di Celestino (“il celeste”). Re Carlo II gli impedì di trasferirsi a Roma e organizzò il suo trasferimento a Napoli per tenerlo sotto il suo controllo. Apparentemente ispirato dalle speculazioni escatologiche di Gioacchino da Fiore sull’imminente Età dello Spirito Santo che doveva essere l’Età dei Monaci, il 18 settembre creò dodici nuovi cardinali, il numero degli apostoli, tra cui cinque monaci.

In ottobre, accompagnato dal re, si recò a Napoli dove chiese che fosse costruita per lui una piccola cella di legno nella residenza di Catelnuovo. A quel punto era evidente che non era in grado di governare la Chiesa. Alcuni cardinali e altri abusarono della sua ignoranza a proprio vantaggio, e presto ci fu una corruzione diffusa in Curia. Tutto ciò chiaramente turbò Celestino, che iniziò seriamente a prendere in considerazione l’idea di abdicare. Il cardinale Benedict Caetani e canonisti del suo entourage come Guido di Baisio e Johannes Monachus lo informarono correttamente che il diritto canonico permetteva a un papa di rinunciare al suo ufficio anche senza la partecipazione del collegio cardinalizio che, tuttavia, temeva che un simile atto senza precedenti avrebbe potuto mettere in pericolo la Chiesa, e anche re Carlo si sarebbe pentito di un passo del genere che lo avrebbe privato della sua influenza. Dopo che il cardinale Matteo Rosso Orsini aveva redatto una costituzione pertinente, Celestino abdicò in concistoro il 13 dicembre 1294, in una toccante cerimonia togliendosi le vesti papali e indossando il rozzo e semplice abito grigio dei suoi monaci. I cardinali elessero rapidamente il suo successore, Benedetto Caetani (bonifacio viii), il 24 dicembre.

Sulla via del ritorno a Roma, l’ex papa, ora nuovamente Pietro del Morrone, fuggì nel suo eremo di S. Onofrio e da lì, inseguito dagli inviati pontificali, in Puglia. Lì cercò senza successo di fuggire in Grecia seguendo l’esempio di alcuni spirituali francescani che aveva protetto dalle persecuzioni dalla maggior parte del loro ordine permettendo loro di vivere in una comunità che porta il suo nome. Quando la sua barca si arenò a Vieste presso i monti del Gargano fu arrestato dalle autorità angioine nel maggio 1295 e ricondotto ad Anagni dove risiedeva allora Bonifacio e che lo tenne in leggera custodia nel vicino castello di Fumone. Là Pietro-Celestino morì per cause naturali il 19 maggio 1296 (sin dalla sua festa), all’età di circa 86 anni. Trovò il suo ultimo riposo nella chiesa celestiniana di S. Maria di Collemaggio all’Aquila. Ben presto la sua personalità fu strumentalizzata nella lotta tra Bonifacio VIII e il re Filippo il Bello di Francia, e grazie agli sforzi dei suoi confratelli, di alcuni Spirituali e dei nemici francesi di Bonifacio VIII che fu accusato di aver costretto il papa eremita a dimettersi, egli fu canonizzato il 5 maggio 1313 da papa Clemente V ad Avignone. (Nel 1969 il suo nome fu cancellato dal calendario ufficiale dei santi in quanto venerato solo localmente nelle sue terre d’origine abruzzese-molisana). Pietro-Celestino, che aveva occasionalmente mostrato alcuni tratti caratteriali aspri, ad esempio bandendo monaci di Montecassino che non erano stati disposti a diventare membri della sua congregazione, divenne presto oggetto di speculazioni escatologiche come il “papa angelico” che figurava nelle profezie fino a Pseudo-Malachia. In realtà, non era stato in grado di riformare e persino di governare adeguatamente la Chiesa, e le sue dimissioni, atto di responsabilità, avevano impedito al papato di essere afflitto da ulteriori danni.

Bibliografia: hk man, Le vite dei papi nel Medioevo (Londra 1931). Dizionario biografico delgi Italiani (Roma 1979) 27: 402–415. Dizionario storico del papato (Parigi 1994) 319-323. Enciclopeida dei papi (Roma 2000) 2: 460-472. p. mandria, Cöestin V. 1294. Pietro del Morrone. L’angelo papa (Stoccarda 1981); Storia della Chiesa, ed. d. quaglioni (Milan 1994) 11:93–127.

[p. mandria]