Simḥah ben samuel di speyer

SIMḤAH BEN SAMUEL DI SPEYER (seconda metà del XII e inizio del XIII secolo), studioso tedesco. Potrebbe essere stato un discendente di Judah ha-Kohen, autore del Sefer ha-Dinim (vedi Aptowitzer). Simah era uno dei rabbini e dayyanim dello Speyer scommettere din insieme al suo parente (cugino?) Judah b. Kalonymus, che era anche uno dei suoi insegnanti, e con Nathan b. Simeone (O Zaru’a, bk no. 460 e Beit ha-Keneset no. 388). Ha studiato – insieme ai suoi colleghi Eleazar b. Judah (di Worms), autore del Roke’aḥe * Eliezer b. Joel ha-Levi (Ravyah) – sotto * Eliezer b. Samuel of Metz (Maharshal, resp. No. 29), Moses n. Solomon ha-Kohen di Magonza (Ravyah no. 1,024), e * Isaac b. Asher ha-Levi. C’erano legami di stretta intimità tra Simah ed Eliezer b. Joel ha-Levi, e corrispondevano su numerosi problemi halakhici, scambiandosi responsa (vedi elenco di Aptowitzer, pp. 200–5, 222s.).

Alcuni dei responsa da lui rivolti a vari altri studiosi sono ancora esistenti (cfr Germania ebraica, 1 (1934), 344 sgg.). Tra coloro che gli rivolgevano problemi c’era il famoso studioso italiano Isaiah di Trani, che, sebbene generalmente uno dei critici più severi degli studiosi di Germania e Francia, espresse grande stima per Sima. Altre citazioni dei suoi insegnamenti si trovano nel lavoro del suo illustre allievo Isaac b. Mosè di Vienna (o Zaru’a) e Abraham b. Azriel nel suo Arugat ha-Bosem copia intere pagine di Simah (Urbach, 344 n. 29). Ci sono citazioni nei libri di autori francesi, tedeschi e italiani. Urbach (p. 346) ipotizza che la maggior parte delle citazioni, con l’eccezione dei responsa e delle tradizioni orali, provengano dalla sua vasta opera, Seder Olam, che non esiste più sebbene vi siano molte indicazioni che tale opera sia esistita (Zunz, Lit Poesie, 621). Da frammenti citati si può concludere che il lavoro comprendeva molti campi. Rivelano che era sua abitudine approfondire i dettagli dell’argomento in discussione, e si può quindi presumere che sia stato questo, combinato con l’abitudine diffusa dei compilatori di includere citazioni e abbreviazioni di esso nelle loro compilazioni, che ha causato il scomparsa dell’opera. Si parla del suo commento al Codice (OrZaru’a, Mikwa’ot, no. 333, 336) e al trattato Horayot (Tos. A Hor. 4a – b). Non ci sono prove che abbia scritto tosafot ai trattati del Talmud o un commento al Mekhilta, come pensavano alcuni studiosi (vedi Urbach, pp. 346f.). Dieci dei suoi seliḥot sono stati elencati da Zunz (Lit Poesie, 311). Tra i suoi illustri allievi c’era anche Avigdor Katz di Vienna, che scrisse le parole del suo maestro in sua presenza. Samuel b. Anche Baruc di Bamberga sembra essere stato uno dei suoi allievi e gli rivolse domande (Urbach, 354).

bibliografia:

Zunz, Lit Poesie, pagg. 284, 309-11; H. Gross, in: mgwj, 34 (1885), 309 n. 12, 558; B. Ratner, Mavo le-Seder Olam Rabbah (1894), 143; V. Aptowitzer, Mavo le-Sefer Ravyah (1938), 200-5, 222s., 412-4; Urbach, Tosafot, pp. 341–7 e indice.

[Shlomoh Zalman Havlin]