Teologo monofisita, patriarca di Antiochia (512–518), onorato nella Chiesa copta come santo e martire; b. Sozopolis in Pisidia, c. 465; d. Xoïs, Egitto, 538. Considerato il fondatore del monofisismo come sistema teologico, Severo era di origine greca e studiò retorica ad Alessandria e diritto a Beirut. Compagno di Zaccaria il Retore, fu battezzato nel 488 a Leontinum in Libia. Si dedicò poi a una vita rigorosa di ascetismo, prima in un monastero monofisita vicino a Maiuma, in Palestina, poi come solitario, fondando infine il suo monastero vicino a Gaza. Fu ordinato dal vescovo in esilio Epifanio di Magido a Pamphilia.
Originariamente opposto all’enoticone, Severo si recò a Costantinopoli nel 509 per lamentarsi della persecuzione da parte del Calcedonio convertito, Nephalius, agente del Patriarca Elia di Gerusalemme, e divenne un confidente dell’imperatore Anastasio i, accettò l’Enoticone e scrisse contro gli eutici, Messaliani e Calcedonesi. Respinto dalla popolazione come successore di Macedonio di Costantinopoli, fu consacrato patriarca di Antiochia il 6 novembre 512, dai metropoliti di Tarso e Mabbugh (philoxenus) dopo che un concilio a Laodicea aveva deposto il patriarca cattolico Flavio. In quanto monofisita moderato, fu ripudiato sia dai cattolici che dagli estremi monofisiti; tuttavia, grazie al suo oratorio, alla scrittura e all’ascetismo, raggiunse una reputazione di profondo sapere e santità tra il clero e il popolo sia della Siria che dell’Egitto.
Dopo l’adesione di Giustino i nel 518, fuggì in Egitto. Lì organizzò la resistenza alla politica imperiale e servì come leader del movimento monofisita. Sostenuto segretamente dall’imperatrice Teodora, tornò a Costantinopoli nel 535 ed entrò in stretti rapporti con il Patriarca Anthimus fino a quando quest’ultimo fu deposto da papa Agapeto i nel 536. Severo, quando i suoi scritti furono condannati da Giustiniano (nell’Editto del 6,536 agosto XNUMX) ), fuggì ancora una volta in Egitto.
La sua vasta produzione letteraria, scritta in greco, è stata conservata solo parzialmente nell’antico siriaco. Il suo Filalete (509 o 511) era un commento a 244 capitoli della dottrina cristologica di San Cirillo d’Alessandria, citata contro Severo da un anonimo Calcedonio. Ha scritto un tratto, il Il malvagio grammaticale; contro giovanni il grammatico di cesarea (att. 500 dC), e contro i due Discorsi Nephalium diretto contro l’interpretazione cattolica della cristologia patristica. Le sue quattro lettere a Sergio erano polemiche anti-eutichiane. Nel suo Antijulianistica, compose quattro opere contro l’insegnamento di giuliano di alicarnasso sull’incorruttibilità del corpo di Cristo (Aphthartodocetism).
Dei suoi sermoni come patriarca di Antiochia, 125 omelie nella cattedrale sono state conservate, così come 4,000 delle sue lettere in siriaco insieme a scritti liturgici, inni e un Octoechos, o raccolta di preghiere, compresa l’orazione mariana La tua protezione. È il primo autore a menzionare gli scritti di pseudo-dionigi. La sua biografia è stata scritta da Zachary the Rhetor (dalla prima infanzia al 512) e da Giovanni di Beit-Aphthonia.
Un polemista in tutti i suoi scritti, Severo professò di seguire incontestabilmente la dottrina di San Cirillo, e dimostra una conoscenza eccezionale della Scrittura e degli scritti dei primi Padri. Il suo libro contro Giovanni il Grammatico contiene una ricchissima florilegia di testi patristici (1,250 citazioni). Incoerente nell’uso dei termini fisi, ipostasi, e prosopon (natura, sostanza e persona), ammette le due nature in Cristo: “Quando l’unione ipostatica che è perfezionata delle due [nature] è confessata, non c’è che un Cristo senza mescolanza; una persona, una ipostasi, una natura , quella del Verbo incarnato “(Ep. a Sergio, in Lebon, 243). Ma se, al contrario, nel pensiero, si afferma che Cristo è in due nature, non si hanno solo due nature, ma anche due ipostasi e due persone (Patrología Greek; 161v. [Parigi 1857–66] 86: 908). “C’è solo un unico essere completo, una sola ipostasi composta da due [nature]” (Contro imp. grammo. 2.6).
In ultima analisi, il pensiero di Severo sulla persona di Cristo e sulla comunicazione degli idiomi è compatibile con quello di Papa Leone i e del Concilio di Calcedonia, sebbene Severo avesse rifiutato la terminologia calcedoniana come nestoriana, opponendosi totalmente all’estremo monofisismo del Eutichiani.
Bibliografia: severo di antiochia, Libero contro i colpevoli grammaticali; ed. j. lebon, 3 v. in 6 pollici Corpus cristiani orientali (Paris-Louvain 1903) 93-94, 101-102, 111-112, set di scrittori siriani. 4.4-6; 1929-38; Discorsi di Nephalium, simili ai messaggi dei grammatici Pause al mutuo ed. j. lebon, 2 v. nel ibid. 119-120, set di scrittori siriani. 4.7; 1949; Antifulianistica, ed. a. sanda (Beirut 1931). r. draguet, “Una pastorale antiebraica di circa 530 anni” Museon 40 (1927): 75–92. ma kugener, “Discorso pronunciato da Severo dopo la sua elevazione al trono patriarcale di Antiochia”, Oriens Christianus 2 (1902): 265-282. b. balconi, Patrologia (New York 1960) 610–612. g. bardo, Dictionnaire de théologie catholique, 15 v. (Parigi 1903–50) 14.2: 1988–2000. r. hespel, ed., L’antologia cirillica confutata da Severo di Antiochia: studio ed edizione critica (Biblioteca del Muséon 37; Louvain 1955); ed. e tr., Severo di Antiochia: il Filaleto in Corpus cristiani orientali (Paris-Louvain 1903) 133-134, set di scrittori siriani. 68-69; 1952.
[a. penna]