Scisma Meletiano

Uno scisma di Antiochia (360-418), che prese il nome da Meletius, nativo di Melitene, vescovo di Sebaste e poi di Antiochia (360-381), che morì (maggio 381; festa, 12 febbraio) mentre era presidente del consiglio di costantinopoli i. Nella reazione anti-nicena dopo il 330, il vescovo cattolico di Antiochia, Eustazio, era stato deposto e la sede fu occupata da vescovi di mentalità ariana durante i due decenni successivi. I fedeli erano divisi tra una minoranza eustatiana al seguito di Paolino e una maggioranza che sosteneva la dottrina dell’homoousios. Quando nel 360 il partito omeo approfittò della situazione politica e si occupò della vista liberata nella persecuzione sotto giuliano apostata, acacio di caesa rea ​​fece eleggere Melezio vescovo di Antiochia anche se era già vescovo di Sebaste e in esilio a Berea in Siria. Meletius radunò quasi immediatamente tutti i fedeli, ma sotto pressione l’imperatore lo esiliò e lo fece sostituire dall’ariano Euzoius.

Nonostante le apparenze, Eustathians e Meletians erano in disaccordo, perché gli Eustathians hanno riconosciuto un Dio, uno ousia, or ipostasi, in tre persone; per questo furono accusati di sabellismo dai Meletiani, che credevano nella dottrina nicena del ousia, o sostanza e tre ipostasi.

Prima che un sinodo di Alessandria potesse prendere una posizione conciliante tra le due espressioni, lucifero di cagliari consacrò vescovo di Antiochia l’Eustazio Paolino, e al suo ritorno dall’esilio Meletius commise l’errore di rifiutare la comunione con Atanasio di Alessandria, che a sua volta prese il parte di Paolino (363). Nonostante il sinodo che Meletius convocò ad Antiochia per affermare l’unità di sostanza (ousia ) e le tre ipostasi, ne seguì uno scisma. L’atteggiamento di Roma rimase ambiguo nonostante gli sforzi di basilico di Cesarea, che prese la parte di Meletius (cfr Ep. 92) e ha cercato di conquistare l’Occidente. Nel 378 Roma comunicò con entrambi i vescovi ma ritardò l’approvazione, in attesa della morte di uno di loro. Nel sinodo di Antiochia del 379, i Meleti manifestarono un atteggiamento conciliante. Tuttavia, alla morte di Melezio nel 381, Gregorio di Nazianzo, che predicava l’elogio di Melezio, non poté impedire al partito di Meleto di eleggere Flavio, che con Diodoro di Tarso li aveva sostenuti durante l’esilio di Mézio. Ambrogio di Milano espresse il malcontento dell’Occidente, e Paolino si recò a Roma in compagnia dell’epifanio di salami e di Girolamo per protestare contro l’elezione di Flavio. Paolino morì nel 388 ma aveva consacrato Evagrio prima della sua morte. Flavio riuscì a impedire l’elezione di un successore di Evagrio ed entrò in comunione con Alessandria. Fu solo nel 398, quando giovanni crisostomo era patriarca di Costantinopoli, che papa siricio finalmente riconobbe Flavio. Gli Eustati pose fine allo scisma nel 418, ma le reliquie del vescovo Eustazio furono restituite ad Antiochia solo nel 482.

Bibliografia: f. cavaliere, Lo scisma di Antiochia (Parigi 1905). e. schwartz, “Sulla storia della Chiesa del quarto secolo”, Journal of New Testament Science and Older Church Lore 34 (1935) 129–213. r. devreesse, Il Patriarcato di Antiochia (Parigi 1945). gl prestige, San Basilio Magno e Apollinare di Laodicea, ed. h. chadwick (SPCK 1956). wa jurgens, “A Letter of Meletius of Antioch”, Harvard Theological Review 53 (1960) 251-260. m. richard, “San Basilio e la missione del diacono Sabino”, Analecta Bollandiana 67 (1949) 187-202.

[p. canivet]