La riprovazione è il ritiro da parte di Dio dei doni soprannaturali durante la vita o della gloria dopo la morte. Quest’ultimo si intende qui. Così intesa, la riprovazione include la conoscenza di Dio di coloro che saranno perduti e il Suo decreto di dannarli. Questo decreto presuppone il peccato finale e il suo permesso da parte di Dio. La riprovazione è la provvidenza soprannaturale di Dio su coloro che sono perduti. I reprobi sono chiamati “preconosciuti”, non “predestinati”, perché nessuno è destinato al peccato. Il termine riprovazione è usato solo per gli adulti nella teologia cattolica, essendo solo capaci di peccato personale.
La riprovazione è concepita positivamente, l’intenzione di punire, o negativamente, l’intenzione di negare la gloria a una persona, come un dono indebito, espresso in tre modi: l’intenzione di escludere uno dalla gloria, o di non eleggerlo, o di ometterne uno da.
La riprovazione positiva degli adulti nell’ordine di tempo conseguente alla loro morte in peccato mortale personale è teologicamente certa, poiché è un dogma di fede che i peccatori siano puniti nel tempo [H. Denzinger, Manuale dei simboli; ed. A. Schönmetzer (Freiburg 1963) 1002], e ciò che Dio fa nel tempo lo decreta nell’eternità. Tutti coloro che ammettono la divina provvidenza ammettono questa riprovazione positiva. Segue anche dalla descrizione del Giudizio Universale, che si trova in Mt 25.41–46.
Ma il problema teologico riguarda l’ordine eterno dell’intenzione. Dio prima, prima della morte prevista di alcuni, intende assolutamente punirli e di conseguenza che muoiano nel peccato (riprovazione positiva o negativa antecedente)? I calvinisti supralapsarian (antelapsarian) sostenevano che Dio intendeva sempre punire alcuni. calvinisti e giansenisti infralapsari un (sublapsarian, postlapsarian) sostenevano che Dio lo fece dopo aver previsto che gli uomini si limitassero a contrarre il peccato originale. I teologi cattolici rigettano all’unanimità queste dottrine come false, essendo in contraddizione con la volontà di Dio di salvare tutti, anche gli uomini caduti, prima di qualche condizione prevista.
I teologi cattolici sollevano una domanda simile sulla riprovazione negativa nell’ordine delle intenzioni. Dio intende assolutamente negare la gloria ad alcuni, come un dono indebito, e di conseguenza rifiutare loro la grazia efficace finale, permettendo la loro morte nel peccato?
La maggior parte dei non molinisti ritiene che Dio intenda assolutamente negare la gloria ad alcuni uomini, come un dono indebito, perché questo si adatta all’ordine divinamente prestabilito dell’universo e al grado in cui vuole che la Sua gloria si manifesti; non sono d’accordo se ciò avvenga prima o dopo la contrazione del peccato originale. Alcuni, che altrimenti seguono Molina, hanno lo stesso intento divino assoluto, ma che è per altri motivi noto a Dio solo, essendo un seguito necessario alla scelta assoluta di Dio degli eletti. I severi molinisti rifiutano qualsiasi forma di riprovazione antecedente.
L’effetto della conseguente riprovazione può essere solo la punizione dopo la morte; quella della riprovazione antecedente può essere anche privazione della grazia efficace e permesso del peccato durante la vita.
I teologi cattolici concordano tutti sul fatto che Dio prima di una certa condizione vuole salvare tutti gli uomini. Non sono d’accordo se nell’ordine dell’intenzione questa sia semplicemente la morte nel peccato o qualche considerazione preliminare; da qui il loro disaccordo riguardo alla riprovazione negativa antecedente.
Vedi anche: molinismo; bÁÑez e baÑezianismo; perseveranza, finale; predestinazione di dio; provvidenza di dio.
Bibliografia: h. lennerz, Deo Uno (Roma 1955). r. garrigou – lagrange, L’unico Dio, tr. b. rose, (San Luigi 1943).
[fl sheerin]