rinfrescante

Refrigerium è l’equivalente latino del greco άνάψυξις (ristoro), usato tra pagani e primi cristiani per indicare sia sollievo spirituale che banchetto celebrato per la memoria o il benessere di un defunto, vicino alla sua tomba. La parola è usata nell’Antico Testamento (Sal 65.11; Sap 4.7; Ger 6.16) e nella storia del Nuovo Testamento del ricco che chiede a Lazzaro di rinfrescargli la lingua (Lc 16.24), così come da San Paolo, che dice che Onesiforo gli dava spesso ristoro (2 Tm 1.16).

Un’iscrizione greca del III secolo aC parla di “acqua fredda della sorgente di Mnemosyne per il ristoro del defunto” [Incriptiones greci (Berlino 1873–) n.638]; mentre in un epitaffio ritrovato a Praeneste un certo Sincrazio chiede a tutti i suoi amici di ristorarsi in allegria [Il corpo del latino Inscriptinum (Berlino 1863–) 14.3323].

Alla fine del II secolo Passio della SS. Felicity e perpetua, i martiri parlano di ristoro; e Tertulliano usò esplicitamente la parola di una moglie che pregava affinché l’anima di suo marito potesse godere di un eterno ristoro: nel frattempo, e comunione, e per rinfrescare l’anima, lei prega a lui, a nome di (Il monog. 10). Tra le iscrizioni rinvenute nelle catacombe, molte parlano di un’anima in pace e in un luogo fresco [in pace e ristoro; E. Diehl, Si rivolge ai vecchi cristiani; 3 v. (Berlino 1925-31) 2722]; nella catacomba di Sant’Agnese: Sollievo dello spirito (l’anima in ristoro; ibid. 3407); e in quella di Pretestato: Cristo è il potente che raffredda il tuo respiro (ibid. 1102). Questo significato è espresso anche in oggetto ricordo del defunto nel Canone della Messa: A costoro, o Signore, ea tutte le cose nel Cristo, quieto come un luogo di ristoro, luce e donazione, supplichiamo e pace; (A loro, o Signore, ea tutti coloro che riposano in Cristo, ti preghiamo di concedere un luogo di ristoro, luce e pace).

L’usanza di tenere un banchetto dopo la sepoltura di un parente o amico, così come la celebrazione dell’anniversario della morte vicino alla tomba o al mausoleo con un pasto commemorativo, era comune tra i greci e i romani (Tertulliano, Apologeticus, 39). È stato osservato anche tra gli ebrei (Tb 4.18). La stessa usanza fu seguita dai primi cristiani, come attesta il ritrovamento nelle catacombe di San Sebastiano di un triclu; o sala banchetti, sulle cui pareti erano graffiti (iscrizioni) a significare che i pellegrini avevano soddisfatto un voto celebrando a aggiornamento lì in onore della SS. Pietro e Paolo, o vicino a Pietro e Paolo. Tra la fine del III e l’inizio del IV secolo ne centinaia graffiti sono stati scarabocchiati sul muro. Sono presenti anche rappresentazioni pittoriche di a aggiornamento in diverse tombe. Commodianus consiglia: Se vuoi rinfrescarti, i martiri e io (se vuoi rinfrescarti l’anima, vai dai martiri; Inst. 2; Camera. 17.19).

Entro la fine del IV secolo, tuttavia, questa usanza, che in precedenza era stata frequentemente accompagnata dall’elemosina ai poveri e da altri atti di pietà, era degenerata in un’occasione di scandalo; ed entrambi Ambrogio (L’Elia 17) e Agostino si sentì costretto a prendere misure contro di esso (Ep. 20.10).

Bibliografia: h. leclercq, Dizionario di archeologia e liturgia cristiana, ed. f. cabrol, h. leclercq e hi marrou, 15 v. (Parigi 1907–53) 14.2: 2179–90. r. audace, Miscele offerte a L. Havet (Parigi 1909) 595–599. p. di labriolle, Bollettino di letteratura e archeologia cristiana antica 2 (1912) 214–219. f. grossi–gondi, Trimestrale romano per l’antichità cristiana e per la storia della chiesa 29 (1915) 221–249. sono schneider, rinfrescante (Friburgo 1928). ta klauser, La cattedra nel culto dei morti dell’antichità pagana e cristiana (Münster 1927).

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