Un’eresia cristologica del VII secolo che ebbe origine nel tentativo di riportare i monofisiti alla dottrina ortodossa per mezzo di formule che affermavano che in Cristo c’era una sola operazione, energia, procedendo da una volontà unica, monon thelēma. La storia del monotelismo copre un periodo di 60 anni che si conclude con la sua condanna nel sesto Concilio ecumenico, constanti nople iii (681).
Lo sfondo dello sviluppo monotelita è fornito dal monofisismo severiano, che impiegava la terminologia di San Cirillo d’Alessandria riguardo all’unica natura in Cristo per esprimere l’unicità della Sua Persona. Di conseguenza, un’espressione come una volontà e un’operazione in Cristo era entrata nell’uso teologico, sebbene errori come l’apollinarismo fossero stati condannati per aver negato che Cristo avesse un’anima umana e sostenendo che aveva solo una volontà divina. Severo di Antiochia (512-518) aveva insistito sul fatto che, poiché Cristo era un’unità, la natura divina e quella umana erano così coordinate che si poteva parlare di una sola volontà e di un’azione.
Il patriarca Eulogio di Alessandria (580-607) aveva difeso la dottrina di due volontà e due attività in Cristo. I suoi avversari, basandosi sulla dottrina di Severo, parlavano di una sola volontà procedendo da un unico soggetto disposto. Mentre per Severo questa formula era suscettibile di un’interpretazione ortodossa, portò all’eresia del monotelismo. Sergio I di Costantinopoli (610-638) aveva proposto all’imperatore Eraclio che i monofisiti di Siria ed Egitto potessero essere riportati nella Chiesa parlando di un’unica energia o operazione in Cristo, e furono fatti dei progressi a George Arsas, capo del monofisita sezione dell’Egitto, ea Paolo il Cieco in Armenia senza grande successo. Ma nel 626 l’imperatore contattò Ciro, metropolita di Sebastopoli, che accettò le spiegazioni date da Sergio e interessò Teodoro di Pharan, in Arabia, allo stesso. Nel 631 Eraclio nominò Ciro patriarca di Alessandria, incaricandolo di riportare i monofisiti nella Chiesa. L’Atto di Unione (3 giugno 633) professava esplicitamente “un solo Cristo e Figlio, compiendo cose attribuibili a Dio e all’uomo in una sola operazione theandric” (Mansi 11: 565). Allo stesso tempo Eraclio ha completato un trattato di unione con la Chiesa armena.
La difficoltà con questa dottrina sta nel fatto che il monoenergismo connota un’operazione unica che potrebbe procedere dalla coordinazione delle volontà divine e umane in Cristo e sarebbe quindi ortodossa; ma può anche significare una fonte unica di operazione e negherebbe la volontà umana in Cristo.
Sofronio di Gerusalemme, mentre era ancora un monaco ad Alessandria, protestò contro la dottrina del monoenergismo a Sergio di Costantinopoli; e quest’ultimo ha suggerito che invece di parlare di due operazioni in Cristo, i Padri ei Concili avevano parlato piuttosto dell’unica Persona che opera nelle azioni divine e umane del Verbo Incarnato. Nel 634 Sergio scrisse in questo senso a papa ONORIO I (625-638), e la sua spiegazione dottrinale (psephas ) è servito come base per il ecthesis pubblicato da Eraclio nel 638. La dottrina di una volontà in Cristo, sebbene non esplicitamente asserita, è implicita in questo documento.
La risposta di papa Onorio ha accettato il divieto suggerito di parlare di una o due operazioni (energeiai ) in Cristo e, per escludere la possibilità di un conflitto tra la volontà umana e divina in Cristo, ha parlato di una volontà. In Cristo, l’unica Persona, non può esserci dualismo o antagonismo nella Sua volontà. Nel 634 Sofronio, ora patriarca di Gerusalemme, inviò al papa il suo Messaggio Synodica; in cui distingueva chiaramente le operazioni delle due nature e parlava degli atti theandric come intermediario tra le operazioni che procedono dalla sola natura umana e le operazioni che procedono dalla sola natura divina.
La dottrina espressa in ecthesis di Eraclio ha sottolineato l’unica volontà in Cristo nel senso dell’atto di volontà; ma è stato interpretato generalmente come una soppressione o fusione della volontà umana in Cristo, e di conseguenza è stato condannato da Papa Giovanni IV (640-642) in un sinodo romano. Sia papa teodoro i che massimo il confessore condannarono ulteriormente il monotelismo, facendo appello alla dottrina dei Padri greci del IV secolo e sottolineando l’unione indissolubile tra cristologia e dogma della redenzione. Nel 4 papa Teodoro I scomunicò il patriarca Paolo di Costantinopoli quando quest’ultimo si rifiutò di condannare il monotelismo, e l’imperatore Costante II (647-641) nel 668 emise un Errori di battitura (regola per la fede) che proibisce ogni discussione su una o due volontà e operazioni in Cristo (Mansi 10: 1029–32). Papa martini ha tenuto un sinodo nella basilica Lateranense che ha condannato il monotelismo e il Errori di battitura. Per rappresaglia sia il papa che San Massimo furono sequestrati, portati a Costantinopoli, torturati ed esiliati. Solo dopo l’assassinio dell’imperatore Costante II nel 668, il Errori di battitura diventare una lettera morta. Successivamente l’imperatore Costantino IV (668-685) autorizzò la convocazione del Concilio di Costantinopoli III (680-681) da parte di Papa Agato. Sono state definite due attività naturali e due volontà naturali così come la preservazione del libero arbitrio in Cristo; e l’incomprensione è stata eliminata sottolineando l’inseparabilità, la distinzione e l’armonia delle due volontà in Cristo.
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[g. owens]