Meek, ho letto

Manso, leo (1914–1993), pittore ed educatore statunitense. Manso si è formato alla National Academy of Design di New York City, dal 1930 al 1934, alla Educational Alliance e alla New School for Social Research. Ha insegnato alla Cooper Union, alla Columbia University dal 1950 al 1955 e alla New York University. Lavorando come illustratore di libri all’inizio della sua carriera, Manso ha assunto la posizione di direttore artistico alla World Publishing di New York e nel 1943 ha lavorato per Simon… Schuster illustrando copertine di libri. Nel 1947 realizzò il suo studio estivo e la sua casa a Provincetown, Mass., E collaborò all’organizzazione della Gallery 256, la prima cooperativa di artisti regionali del periodo. I primi lavori di Manso riflettono l’influenza dell’Espressionismo astratto: ha esposto con gli American Abstract Artists, i cui membri includevano Josef Albers e Ben Nicholson. Descrivendosi come un “impressionista astratto”, l’arte soffusa dalla luce di Manso di questo periodo testimonia il suo studio degli impressionisti, in particolare Claude Monet, così come pittori come JMW Turner e artisti Sung. Manso ha affermato che il suo lavoro possedeva due temi: una preoccupazione per il paesaggio e uno sforzo per trovare un’equivalenza visiva per determinati ideali filosofici. Il suo lavoro si è sviluppato da paesaggi con pennellate rapide, spesse ed espressive in una vena espressionista astratta, come Baia / Crepuscolo (1954) e Sole grigio (1957) a immagini più serene composte da piani di tono correlati. I collage di Manso, come Tanka iii (1968) sono piccoli e intimi, in debito con lo studio dell’artista sui quattracento artisti italiani e con i collage del suo amico e contemporaneo Robert Motherwell. Per studiare le qualità espressive del colore, Manso ha studiato miniature persiane, arte romanica ed etrusca e artisti moderni come Paul Klee e Pierre Bonnard. Manso viaggiò molto: in Messico nel 1945, dove incontrò gli artisti Jose Clemente Orozco e Rufino Tamayo, nel Maine l’anno successivo, ad Haiti nel 1958, in India, Nepal e Africa all’inizio degli anni ‘1970, in Italia nel 1975, e di nuovo a Roma nel 1980 e nel 1981. Nel 1979-80 è stato artista residente all’Accademia Americao, Prix-de-Rome. Manso ha sperimentato l’uso di semplici forme geometriche, realizzando supporti circolari, come nel suo Vista i (Valle di Katmandu) (1974), o contenevano grandi triangoli all’interno del formato rettangolare della tela o della carta. Il titolo di un collage del 1984, Firenze, si riferisce esplicitamente all’amata Italia dell’artista. La composizione presenta toni di ruggine, ocra e lavanda in piani sovrapposti di delicata trama enunciati ulteriormente dall’inclusione di una lettera e una busta manoscritte datate 1846. Manso annoverò tra i suoi amici gli artisti Milton Avery, Jacques Lipschitz e Kurt Seligmann. Manso ha partecipato a numerose mostre collettive e personali dal 1946: a New York City; Roma; Provincetown, Massachusetts; Washington DC; il Museo di San Francisco; e il Museum of Modern Art, tra le altre sedi. Il suo lavoro è di proprietà di collezionisti privati ​​e di molti musei, tra cui il Museum of Modern Art, New York, il Museum of Fine Arts, Boston, il Whitney Museum, l’Hirschhorn Museum e il Glicenstein Museum, Safed, Israele.

bibliografia:

Leo Manso: una retrospettiva di quattro decenni 19521992, 4 ottobre-ottobre. 23, 1992, Art Students League di New York (1992); Leo Manso, Assemblaggio: 8 febbraioMarzo 5, 1966, Galleria Rose Fried (1966).

[Nancy Buchwald (2a ed.)]