Libero, Mauritius

Liber, maurice (1884-1956), rabbino capo di Francia e studioso. Nato a Varsavia, Liber è andato a Parigi con i suoi genitori all’età di quattro anni. Si laureò all’Ecole Rabbinique de Paris nel 1907 e lì iniziò a tenere conferenze sulla storia ebraica. Nel 1911 fu nominato assistente del rabbino capo di Parigi, prestando servizio come cappellano dell’esercito e ricevendo la Croix de Guerre durante la prima guerra mondiale. Nel 1920 Liber divenne rabbino nella sinagoga di Rue de la Victoire, nel 1921 docente di storia del giudaismo rabbinico all’Ecole Pratique des Hautes Etudes, e nel 1927 succedette al suo insegnante Israël Lévi come professore. Nel 1930 è nominato direttore dell’educazione religiosa dal Consistoire di Parigi e, due anni dopo, capo dell’Ecole Rabbinique. Nel 1934 Liber fu nominato rabbino capo di Francia par ad interim, per assistere l’anziano Israël Lévi nel suo compito. Sotto l’occupazione tedesca della Francia durante la seconda guerra mondiale, si sforzò di salvaguardare l’Ecole Rabbinique – che era stata evacuata nella Francia meridionale non occupata – e il carattere religioso del Consistoire. Si sforzò anche di mantenere una sorta di educazione ebraica, sia legale che clandestina.

Il principale campo di ricerca di Liber era la storia franco-ebraica. È meglio conosciuto dalla sua biografia di Rashi (1905; Eng. Tr. 1906). Ha scritto una serie di articoli, basati su fonti d’archivio, dal titolo “Les Juifs et la convocation des Etats Généraux” (in rej, volumi 63-66, 1912-13), e un’altra serie, “Napoléon et les Juifs” (ibid., voll. 71–72, 1920–21). Sulla liturgia ha scritto, tra le altre opere, La recitazione dello schema … (1909), “La formazione della liturgia sinagogica” (in Directory dell’Ecole des Hautes Etudes, 1933/34) e “Struttura e storia del Tefilah“(in jqr, 40 (1949/50), 331–57). Liber scrisse anche un’ampia introduzione alla ristampa della traduzione francese del Talmud palestinese di M. Schwab (1932).

Assorbito dal clima culturale francese, Liber si oppose al sionismo, definendolo una teoria nazionale inaccettabile per coloro che credono che l’emancipazione abbia risolto la questione nazionale per gli ebrei. Sebbene profondamente religioso, si sentì in dovere di scendere a compromessi con i fatti della vita della sinagoga francese, come l’uso di un organo.

bibliografia:

R. Sommer, et al: reg. 118 (1959-60), 95-119; 125 (1966), pagg. 9-20; Z. Szajkowski, Dizionario geografico analitico franco-ebraico, 19391945 (1966), 44, 55, 57; G. Vajda, in: Direttorio della Scuola pratica di studi superiori, Sezione di scienze religiose (1957/58), 26; rev.15 (1956), 5-7.

[Georges Weill]