L’ebreo è piatto

Yehudi ben sheshet (o Sheshat ; seconda metà del X secolo), grammatico e poeta spagnolo ebreo. Uno studente di * Dunash b. Labrat, Yehudi scrisse, tra il 970 e il 990, un’opera contro i responsa degli studenti di * Menaḥem b. Saruk scrisse in risposta alle critiche di Dunash al loro insegnante (l’unico manoscritto dell’opera fu pubblicato da SG Stern nel 1870, e di nuovo da ME Varela nel 1981). Il lavoro di Yehudi è composto come i responsa di Dunash e quelli degli studenti di Menaḥem: la prima parte è in forma metrica (154 versi nello stesso metro e rima del panegirico di Dunash a Ḥisdai e della risposta dei discepoli di Menaḥem, attaccando il avversari direttamente), ed è seguito da una prosa in rima che serve come introduzione alla seconda parte, che contiene spiegazioni di soggetti metalinguistici nel poema. Da questo lavoro sono noti i nomi di diversi studenti di Menaḥem: Ibn * Kapron, Judah b. David * Ḥayyuj e Isaac b. * Gikatilla.

Yehudi si occupa di 42 domande, rispondendo alla maggior parte delle obiezioni che gli studenti di Menaḥem avevano mosso contro Dunash. In 21 responsa vengono fornite spiegazioni per alcuni termini biblici. In dieci responsa Yehudi tratta le radici di più parole e le unità lessicali a cui appartengono. In un responsum, Yehudi risponde all’obiezione espressa dagli studenti di Menaḥem riguardo all’introduzione di modelli metrici arabi nella poesia ebraica. In quattro responsa si occupa di obiezioni contro l’uso di parecchie parole da parte di Dunash. Yehudi difende il suo insegnante citando l’uso biblico. Tre responsa obiettano ad alcuni usi di Menahem e dei suoi allievi. Un altro si occupa della posizione di dalet e tet nella classificazione delle lettere dell’alfabeto in lettere “radice” e lettere “servili” (prefisso, infisso, suffisso), difendendo il punto di vista di Dunash contro tutti gli altri grammatici medievali. Nell’ultimo responsum, Yehudi ammette che un’obiezione fatta da Dunash era basata su un malinteso.

Mentre discute il significato di termini specifici, Yehudi commenta anche questioni generali di grammatica che vanno oltre il problema specifico, ad esempio, trattare il significato della parola kemaḥ (“farina”, Gen. 18: 6). Yehudi si occupa anche del significato del termine ke-mashma’o (“come il suo significato”), che era stato usato da Menaḥem 161 volte nel suo Maḥberet. Una questione di principio, come fino a che punto si deve fare affidamento sull’aramaico quando si spiega un termine ebraico nella Bibbia, viene trattata nella discussione sul significato della parola piggeru, interpretato da Menaḥem come “sono rimasti indietro” e da Dunash, basandosi sul Targum, come “sono stati distrutti; sono stati indeboliti” (i Sam. 30:10). Nel trattare con la parola lo (Es. 21: 8), esplora anche il problema generale di keri e ketiv. In generale, Yehudi non porta nuove opinioni ma ripete quelle di Dunash, aggiungendo intricati argomenti che a volte rasentano l’insulto e l’abuso. Tuttavia, Yehudi fornisce alcuni contributi originali; nella discussione del termine חוֹנָךְ (ḥonakh, Sal. 53: 6), per esempio, osserva che ci sono forme grammaticali impossibili nella Bibbia, ma possibili nell’uso post-biblico (paganico). In altre occasioni sostiene che la lingua ebraica ai suoi tempi si è ridotta a uno stato molto triste, e ci sono forme che potrebbero essere state trovate in essa se avessimo conosciuto la lingua nella sua pienezza. Come Dunash, difende il comparatismo linguistico, noto almeno nell’opera di Saadiah, contro l’atteggiamento anti-comparatista di Menaḥem e dei suoi discepoli.

bibliografia:

N. Allony, Torat ha-mishkalim (1951), 194 (indice); W. Bacher, Linguistica ebraica dal x al xvi secolo (1892), 34 sgg., 39; H. Hirschfeld, Storia letteraria dei grammatici ebraici… (1926), 31; S. Pinsker, Likkutei kadmoniyyot (1860), 159 (terza pag.); SG Stern (ed.), Sefer Teshuvot (1870), lxxvi, 1-44; D. Yellin, Toledot Hitpatteḥut ha-Dikduk ha-Ivri (1945), 107-12. Inserisci. bibliografia: E. Varela, Teshuvot Talmid Dunash ha-Leṿi ben Labrat (1981); A. Sáenz-Badillos, in: Sefarad, 46 (1986), 421–31; C. del Valle, Storia della grammatica ebraica in Spagna. Vol. I: Le origini (2002), 365-70.

[David Tene /

Angel Sáenz-Badillos (2a ed.)]