Khamane? I, sayyed? Ali (1939–)

Sayyed ˓Ali Khamane˒i, il leader della Repubblica islamica dell’Iran (r. 1989–) è nato a Mashad, provincia di Khorasan, Iran, nel 1939. Khamane˒i ha terminato i suoi studi nel seminario di Qom nel 1964. Durante il governo di Mohammad Reza Shah, Khamane˒i era uno studente di Ruhollah Khomeini, il futuro leader della rivoluzione iraniana. Khamane˒i è stato arrestato molte volte durante il governo dello scià, ha scontato un totale di tre anni di prigione tra il 1964 e il 1978 ed è stato esiliato per un anno tra il 1978 e il 1979, trascorrendo il suo tempo a Kanshahr, nella provincia del Baluchistan. Nel 1979, in seguito al rovesciamento dello scià, è stato scelto come rappresentante del Consiglio rivoluzionario nell’esercito e come deputato per gli affari rivoluzionari presso il Ministero della difesa nazionale. È stato anche scelto come leader della preghiera del venerdì a Teheran.

Nel 1980 Khamane˒i è stato eletto al parlamento iraniano. È stato uno dei membri fondatori del Partito della Repubblica Islamica. Nel giugno 1981 divenne l’obiettivo di un fallito tentativo di omicidio. Nel 1981, in seguito all’assassinio del presidente Raja˒e, è stato eletto terzo presidente dell’Iran rivoluzionario. È stato rieletto presidente nel 1985 e ha servito un secondo mandato quadriennale. Il 4 giugno 1989, dopo la morte dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, l’Assemblea degli esperti scelse Khamane˒i come governatore-ye faqih o leader della Repubblica islamica dell’Iran. Il suo principale problema nella leadership come sostituto del suo predecessore, Khomeini, è stata la sua mancanza di legittimità tradizionale e carismatica.

Dopo diversi tentativi di farne l’unico marja˓al-taqlid (Twelver Shi˓a leader) aveva fallito, è stato approvato come uno dei sette maraje˓ dai religiosi conservatori di Qom nel dicembre 1994. Il suo modus operandi politico include la teoria della cospirazione, l’autoritarismo religioso, l’antipluralismo e l’antiintellettualismo. Khamane˒i è stato accusato di aver ucciso circa ottanta attivisti politici e intellettuali sia all’interno che all’esterno dell’Iran dagli anni ‘1990. Ha chiuso più di ottanta giornali e imprigionato sessanta giornalisti, attivisti politici e intellettuali nel 2000 e nel 2001.