Vescovo di Efeso del VI secolo; d. dopo il 536. Ipazio fu uno dei principali consiglieri per gli affari ecclesiastici dell’imperatore bizantino Giustiniano i dal 531 al 536. Circa nel 531 Giustiniano invitò i capi monofisiti a Costantinopoli per convincerli ad accettare la formula cristologica del Concilio di Calcedonia (451) . Menzionato per la prima volta nel 531, Ipazio parlò nel 532 per gli ortodossi in un colloquio tra vescovi ortodossi e monofisiti. Qui la cristologia di Ipazio era quella di un diofisita moderatamente severo: Gesù Cristo è uno della Trinità non tanto nella sua unica persona quanto in ragione della sua natura divina. Ipazio negò anche l’autenticità degli scritti dello pseudo-dionigi Areopagita e delle cosiddette frodi apollinarie. Giustiniano lo mandò da papa giovanni ii a Roma nel 533-534 per ottenere l’approvazione papale della formula teopaschita “uno della Trinità sofferto nella carne”. Al Concilio di Costantinopoli del 536, che bandì i monofisiti, svolse un ruolo secondo solo a quello del Patriarca Mennas. Non se ne sente parlare in seguito.
Ipazio compose un’opera chiamata Varie domande, una raccolta di risposte alle domande poste da uno dei suoi vescovi suffraganei. Rimangono solo frammenti, compresa la sua difesa delle icone nella chiesa. È forse l’autore anche di un commento ai Profeti Minori. Nel 1904 fu trovata ad Efeso un’iscrizione contenente la promulgazione delle sue direttive alla sua diocesi in merito alla sepoltura dei morti.
Bibliografia: f. diekamp, Orientalia Christiana Analecta 117 (1938) 109-153. c. moeller, in a. grillmeier e h. attento Il Concilio di Calcedonia: passato e presente, 3 v. (Würzburg 1951–54) 1: 661–662, 674–676. e. kitzinger, “Il culto delle immagini prima dell’iconoclastia”, Dumbarton Oaks Papers 8 (1954) 137-139.
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