Un termine in diplomatica che designa una lettera o un memorandum dettato o redatto dallo stesso papa piuttosto che da ufficiali della cancelleria papale. Nell’uso accademico comune, si riferisce specificamente a una voce nel Registro di Gregorio VII (1073-85) composta da 27 titoli o proposizioni che affermano l’autorità spirituale del vescovo di Roma su tutti i cristiani e il suo dominio ufficiale su tutto il resto del clero e principi temporali. Anche tre lettere del registro portano il titolo Quattro dictatus (Registro II, 31, 37, 43), ma il termine è diventato permanentemente allegato solo a questo elenco (Registro II, 55a).
Delle proposizioni, 24 trattano di questioni ecclesiologiche, in particolare della posizione speciale della Chiesa e del vescovo di Roma nella Chiesa universale. Il primo titolo afferma “che la Chiesa Romana fu fondata dal solo Signore”; titoli successivi approfondiscono la santità di questa istituzione e trattano dei modi specifici in cui possono essere esercitati i poteri giuridici, legislativi e amministrativi supremi del papa nella Chiesa. Solo tre proposizioni sono direttamente collegate ai poteri del vescovo di Roma sui principi temporali. Secondo loro, solo il romano pontefice può usare le insegne imperiali (n. 8), solo i suoi piedi sono baciati da tutti i principi (n. 9) e il papa può deporre imperatori (n. 12). Gli studiosi tendono ad associare a questi titoli coloro che si occupano dell’accusa di superiori da parte dei loro sudditi su mandato pontificio (n. 24), e con il potere del papa di assolvere i sudditi dalla loro fedeltà ai superiori (n. 27); Le azioni di Gregorio indicano che egli stesso applicò questi principi ai rapporti con i governanti secolari e con i principi ecclesiastici.
L’interpretazione di questi 27 titoli è molto problematica, poiché lo scopo per cui sono stati scritti non è chiaro. L’elenco è stato inserito nel manoscritto originale del Registro, tuttora esistente, tra una lettera del 3 marzo 1075 e una del 4 marzo 1075; il primo è al clero di Laon e il secondo all’arcivescovo Manasses di Reims. Entrambe le lettere riguardano la riforma degli abusi ecclesiastici. Il Dictatus certamente derivò dallo sforzo di Gregorio di rivendicare i suoi principi di riforma, ed è probabile che derivassero almeno in parte dalla lotta di Gregorio con Enrico IV, che iniziò sul serio nel marzo 1075. Alcuni studiosi hanno proposto che il Dictatus erano chiare affermazioni di principio, complete in se stesse, e altri hanno ritenuto simile che comprendessero una sorta di aiuto alla memoria. Da allora è stato affermato in modo convincente che erano semplicemente i titoli dei capitoli per una breve raccolta di autorità canoniche che riflettevano la rinascita dello studio del diritto canonico incoraggiato da Gregorio VII. In ogni caso non si può valutare il Dictatus come indicazioni del pensiero di Gregorio o collegarle alle sue politiche verso i principi spirituali e temporali fino a quando il loro preciso scopo e carattere non sia stato accertato.
L’influenza del Dictatus sullo sviluppo del diritto canonico è trascurabile. Ma nella seconda metà del XII secolo fu scritto un altro elenco concettualmente simile al Dictatus di Gregorio VII. Questo secondo elenco, il cosiddetto Dictatus of Avranches, è di provenienza incerta. Apparentemente indipendente dal Papa dettato non ha affinità testuali con le proposizioni gregoriane, e infatti non contiene dichiarazioni relative a Quattro dictatus nn. 1, 4, 6, 9, 10, 11, 14, 15, 21, 22, 23 e 27.
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[kf morrison]