Vescovo cappuccino di Olinda e Recife; b. Pedras de Fogo, Pernambuco, Brasile, 27 novembre 1844; d. Parigi, 4 luglio 1878. Vital, figlio del capitano Antonio Gonçalves e Antonia Albia de Oliveira, frequentò la scuola di Itambá e Recife, il seminario di Olinda e Saint-Sulpice a Parigi. Il 16 luglio 1863 entrò nell’Ordine dei Cappuccini a Versailles e il 15 agosto 1863 ricevette l’abito e il nome Frei Vital María de Pernambuco. Fu ordinato sacerdote il 2 agosto 1863 e tornò in Brasile a novembre. Frei Vital insegnò filosofia nel seminario di San Paolo fino a quando fu nominato da Pedro II al vescovato di Olinda e Recife il 21 maggio 1871. Fu consacrato nella cattedrale di San Paolo il 17 marzo 1872 e fece il suo ingresso solenne nella sua diocesi il 24 maggio. Come vescovo era destinato a svolgere un ruolo centrale nella grande crisi Chiesa-Stato dell’impero brasiliano, la questione religiosa che turbò il Brasile tra il 1872 e il 1875. Il primo attacco palese della Massoneria a un vescovo brasiliano è stato provocato a seguito del provvedimento disciplinare Bp. Pedro Maria de Lacerda di Rio de Janeiro prese contro un prete nel marzo 1872 per la partecipazione pubblica a una festa massonica. La Massoneria brasiliana iniziò una campagna a tutto campo contro quello che la confraternita chiamava l’ultramontanesimo della gerarchia brasiliana, con il Vital istruito in Francia come obiettivo principale. La seconda fase iniziò quando la stampa massonica di Recife annunciò che in occasione della festa dei SS. Pietro e Paolo, il 30 giugno 1872, la loggia massonica di Recife avrebbe commemorato l’anniversario della sua fondazione con una messa celebrata nella chiesa di San Pietro. Vital ha ordinato al clero di non partecipare e non è stata celebrata alcuna messa. Per rappresaglia, la confraternita pubblicò i nomi dei membri clericali e laici delle confraternite cattoliche che erano affiliati alla Massoneria. Il vescovo Vital ha ordinato a tutti i chierici di abiurare la Massoneria e ha ordinato alle confraternite di espellere i membri che si rifiutavano di abbandonare la Massoneria. Quando una confraternita ha contestato la direttiva del vescovo avvalendosi della sua tutela costituzionale, il diritto di ricorrere alla corona, la crisi è passata da una contesa tra la Massoneria e l’episcopato a una questione Chiesa-Stato che coinvolge il diritto del governo di controllare la spiritualità prerogative della gerarchia cattolica.
Il governo imperiale tentò una soluzione con un appello indiretto a Vital, presentatogli da un ministro imperiale che era anche un parente, esortandolo a non immischiarsi negli affari delle logge massoniche. Vital, non intimidito dall’azione del governo, ha posto sotto interdizione le associazioni religiose recalcitranti. Il comitato imperiale che ha esaminato il ricorso delle confraternite alla corona ha accusato Vital di violazione della costituzione. Fu processato il 18 febbraio 1874, ritenuto colpevole e condannato a quattro anni di lavori forzati, che furono commutati in quattro anni di reclusione. Vital era stato raggiunto da Bp. Antonio de macedo costa del Pará, che è stato allo stesso modo accusato, incriminato, processato e poi imprigionato.
La reazione popolare mise in imbarazzo il governo imperiale al punto che inviò una missione speciale a Roma per persuadere la Santa Sede a costringere i vescovi a ritirare le loro pene spirituali contro le confraternite massoniche infiltrate. La missione fallì e l’Imperatore si tirò fuori dall’impasse concedendo l’amnistia ai due vescovi, il 17 settembre 1875.
Vital, sapendo che a Roma erano state create molte false impressioni, partì il 5 ottobre 1875 per presentare il suo caso in Vaticano. È morto a Parigi. Nel 1882 il suo corpo fu restituito in Brasile e sepolto a Recife. Il 25 luglio 1953 fu avviato il processo diocesano per la sua beatificazione.
Bibliografia: f. guerra, La questione religiosa del secondo impero brasiliano (Rio do Janeiro 1952). f. di olívola, Un grande brasiliano (Recife 1936).
[c. Thornton]